Robinho durante una partita del Milan a San Siro, il 28 settembre 2013. (Olivier Morin, Afp)

L’ex calciatore Robinho è stato arrestato a Santos, in Brasile, dopo che il 21 marzo il tribunale supremo federale ha respinto la sua richiesta di sospensione della pena, per scontare una condanna a nove anni di prigione per stupro comminata dalla giustizia italiana.

“Robinho dev’essere arrestato in modo che possa cominciare a scontare la pena”, ha affermato il 21 marzo Luiz Fux, giudice del tribunale supremo federale.

Gli avvocati di Robinho – ex calciatore della nazionale brasiliana, del Real Madrid, del Manchester City e del Milan – si erano rivolti il 20 marzo al tribunale supremo federale sperando in una sospensione della pena.

La polizia federale ha dichiarato all’Afp che Robson de Souza (nome completo di Robinho) è stato arrestato il 21 marzo nella città portuale di Santos, dove vive.

Robinho, 40 anni, sarà trasferito nella prigione di Tremembé, a circa 150 chilometri da São Paulo, ha dichiarato alla stampa un agente della polizia federale.

Il principale avvocato dell’ex calciatore, José Eduardo Alckmin, ha fatto sapere che presenterà ricorso contro la decisione del tribunale supremo federale.

Robinho è stato condannato in Italia per aver partecipato allo stupro di gruppo di una giovane albanese che stava festeggiando il suo ventitreesimo compleanno in una discoteca di Milano. I fatti risalgono al 2013, quando Robinho giocava nel Milan.

La sentenza è stata confermata dalla corte di cassazione italiana nel gennaio 2022.

“Incosciente e incapace di difendersi”

Robinho si è sempre proclamato innocente e ha attribuito la condanna a “pregiudizi razziali”.

“Il rapporto è stato consensuale”, ha dichiarato in un’intervista all’emittente televisiva brasiliana Tv Record. “Non ho mai negato di aver avuto un rapporto sessuale con lei, anche se avrei potuto farlo perché il mio dna non è stato trovato, ma non sono un bugiardo” .

Secondo l’atto d’accusa, Robinho e cinque suoi connazionali avevano fatto bere la vittima “fino a renderla incosciente e incapace di difendersi”, e poi avevano avuto “ripetuti rapporti sessuali con lei”.

Dato che quando si è svolto il processo Robinho era tornato in Brasile, e dato che la costituzione brasiliana non consente l’estradizione dei suoi cittadini, la giustizia italiana ha chiesto che scontasse la pena nel suo paese natale.

La richiesta era stata poi accolta il 20 marzo dal tribunale superiore di giustizia di Brasília.