Il presidente venezuelano Nicolás Maduro (a sinistra) con il suo collega della Guyana Irfaan Ali durante un vertice della Comunità degli stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac) a Saint Vincent e Grenadine, il 1 marzo 2024. (Zurimar Campos, Presidenza venezuelana)

Il 3 aprile il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha accusato gli Stati Uniti di aver installato “basi militari segrete” nell’Esequibo, una regione ricca di petrolio amministrata dalla Guyana ma rivendicata da Caracas.

“Secondo le informazioni in nostro possesso, gli Stati Uniti hanno installato nell’Esequibo, temporaneamente amministrato dalla Guyana, basi militari segrete dello United States southern command (Southcom) e cellule della Cia”, ha affermato.

Secondo Maduro, servono a “pianificare un’aggressione contro gli abitanti del sud e dell’est del Venezuela”.

“La Guyana non è governata dal presidente Irfaan Ali, ma dal Southcom, dalla Cia e dall’azienda petrolifera ExxonMobil”, ha aggiunto.

Lo stesso giorno Maduro ha promulgato una legge che sancisce la sovranità del Venezuela sull’Esequibo.

La legge è stata messa a punto dopo il referendum del dicembre scorso sull’annessione della regione contesa, in cui il sì ha prevalso con il 96,33 per cento dei voti. La legge afferma che l’Esequibo è uno stato del Venezuela.

Il 4 aprile la Guyana ha definito la promulgazione della legge una violazione della sua sovranità.

“Questo tentativo del Venezuela di annettere più di due terzi del territorio della Guyana è una flagrante violazione dei princìpi più elementari del diritto internazionale”, ha affermato il ministero degli esteri in un comunicato.

La Guyana, un’ex colonia olandese e britannica, sostiene che il confine con il Venezuela è stato fissato in via definitiva da un tribunale arbitrale nel 1899.

Ma secondo il Venezuela il fiume Esequibo, nella parte est della regione, costituisce il confine naturale tra i due paesi fin dal 1777.

La disputa si è intensificata dopo che nel 2015 l’azienda petrolifera statunitense ExxonMobil ha scoperto alcuni giacimenti di petrolio al largo delle coste della regione, che ha una superficie di 160mila chilometri quadrati.