Il primo ministro croato Andrej Plenković. (Stringer, Afp)

I conservatori al governo sono in testa alle elezioni legislative del 17 aprile, ma con un numero di seggi inferiore rispetto al 2020, cosa che lascia presagire trattative complicate per formare una maggioranza.

In base ai risultati parziali, con più dell’80 per cento delle schede scrutinate, l’Unione democratica croata (Hdz) del premier uscente Andrej Plenković ha ottenuto 61 seggi, cinque in meno rispetto al 2020, seguita dal Partito socialdemocratico (Sdp) del presidente Zoran Milanović, con 42 seggi.

Entrambi i partiti sono lontani dai 76 seggi necessari per governare da soli.

“Non è il risultato che ci aspettavamo”, ha ammesso Peđa Grbin, leader dell’Sdp. “Ma ci aspettano giorni, settimane, forse mesi di negoziati, che porteranno al cambiamento di cui il paese ha disperatamente bisogno, soprattutto per quanto riguarda la lotta alla corruzione. Da domani cominceremo a discutere con tutti i partiti che prima del voto hanno escluso di partecipare a una coalizione con l’Hdz”.

Campagna elettorale molto tesa

Dietro ai due principali partiti croati è arrivato il Movimento patriottico (destra nazionalista), con tredici seggi. Seguono gli ultraconservatori di Most, con undici seggi, e la formazione ecologista di sinistra Možemo, con dieci.

“Siamo la terza forza e siamo pronti a parlare con tutti”, ha affermato Ivan Penava, leader del Movimento patriottico.

La campagna elettorale è stata molto tesa, con scontri pesanti tra il premier Plenković e il presidente Milanović.

La corruzione è da tempo il tallone d’Achille dell’Hdz, che ha governato la Croazia per la maggior parte degli anni seguiti all’indipendenza nel 1991. Negli ultimi anni vari ministri sono stati costretti a dimettersi a causa di scandali.

Il tasso di affluenza è stato superiore al 60 per cento, contro il 46,9 per cento delle precedenti legislative.