“I primi due anni degli Style Council sono stati tra i più belli della mia vita”. Lo dice Paul Weller in un’intervista sul mensile britannico Q, e a me ha fatto piacere. Quando ero al liceo li amavo molto, li ho pure sentiti due volte in concerto, però dalla fine degli anni ottanta erano diventati molto uncool e io mi vergognavo un po’ di non avere neanche un disco dei Jam ma una collezione integralissima degli Style Council, compresi mucchi di 7” e 12”. Meno male che i tempi cambiano.

Dall’intervista si scopre anche che alla Polydor, la casa discografica della band, il video della #canzonedelgiorno diede molto fastidio. “Il cosiddetto video omoerotico!”, ghigna Weller. “Era una delle nostre tipiche prese per il culo. Poi arrivò l’amministratore delegato a protestare”.

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Come capitava spesso ai singoli degli Style Council, Long hot summer uscì in una tempesta di formati diversi. Nell’estate del 1983 in Italia lo si trovava soprattutto in Introducing The Style Council, un mini lp mai uscito nel Regno Unito che raccoglieva i loro singoli per il mercato europeo, statunitense e giapponese. Oggi forse ha più senso prendere The singular adventures of The Style Council, una bella compliation del 1989.

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