01 giugno 2017 14:40

“I conservatori puntano su Theresa May”, “Il coraggio che manca” , “A Londra sono finiti gli anni novanta”. Questi tre titoli tratti dal numero di Internazionale in edicola si riferiscono tutti al Regno Unito alla vigilia delle elezioni e dicono chiaramente una cosa: la stagione della Cool Britannia – quando il Partito laburista e la cultura pop andavano a braccetto e la bandiera nazionale era diventata il marchio dell’ottimismo e della vitalità del tempo – è finita.

Come scrive John Harris in “A Londra sono finiti gli anni novanta”, oggi “la Britannia non sembra per niente cool”. In inglese questa parola, che letteralmente significa “freddo” e in senso figurato “distaccato”, a partire dagli anni trenta ha assunto molte connotazioni e sfumature diverse, passando attraverso gli ambienti della musica jazz, i salotti della borghesia bianca statunitense e la cultura afroamericana, fino a diventare, secondo alcuni, la parola gergale più usata in inglese per esprimere approvazione (lo racconta un articolo che potete leggere qui).

Non sorprende quindi che dalla fine degli anni ottanta si sia fatta strada anche nell’italiano. È usata nel linguaggio comune, soprattutto dei giovani, nel significato a volte scherzoso di “alla moda”, “che riscuote approvazione”, “di tendenza”. Ormai in Italia non c’è stagione che non abbia il suo decalogo del cool, basta dare un’occhiata in rete: i bikini più cool dell’estate, gli occhiali più cool dell’inverno, i festival più cool dell’anno.

Anche se è presente nei dizionari di italiano, cool non è il tipo di parola che troverete facilmente su Internazionale, dove cerchiamo il più possibile di evitare gli anglismi. Ma nell’articolo di Harris tradurre cool sarebbe stata una forzatura, perché compare quasi sempre nella locuzione “cool Britannia”, che indica un periodo storico preciso.

Quando Harris cita i versi di Cool Britannia, la canzone della Bonzo Dog Doo-Dah Band da cui l’espressione ha avuto origine, abbiamo tradotto cool con “figo”, come facciamo sempre. La scelta della variante settentrionale figo al posto del più comune fico è causa di periodiche schermaglie tra i copy editor di Internazionale, ma l’ha spuntata anche stavolta. Sull’origine di fico non c’è molto da dire. Probabilmente deriva direttamente da fica, termine volgare per indicare l’organo sessuale femminile (una metafora che risale a quando ancora si usava il femminile per indicare il frutto del fico e probabilmente più antica anche dell’italiano). Una storia semplice, rispetto alle movimentate vicende del suo corrispettivo inglese. E decisamente meno cool.

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