03 luglio 2019 10:47

Il ritratto della città attraverso la stampa portoghese e internazionale. Il nuovo numero degli speciali di Internazionale, in edicola dal 2 luglio, oppure online.

Lisbona, dice l’enciclopedia, è l’unica capitale europea affacciata sull’oceano. Questo semplice fatto può essere la chiave per capire alcune delle sue particolarità. È una città di mare, ma non è come le città di mare a cui siamo abituati. È una città relativamente piccola, capitale di un piccolo paese, davanti a un mare enorme. Così ha dovuto imparare molto presto una cosa che diventa ogni giorno più utile: accettare di essere piccoli in un vasto mondo.

Questo spiega forse perché esibisca senza imbarazzo la sua aria dimessa e popolare, perché resti attaccata a tradizioni e vezzi – il fado, gli azulejos, le sardine, i pastéis de nata – che sembrerebbero più consoni a una cittadina di provincia che alla capitale del primo impero globale della storia. E forse spiega anche perché, pur avendo accolto in pochi decenni centinaia di migliaia di abitanti di origine straniera, non abbia assistito a significative reazioni xenofobe, riuscendo a integrare le influenze culturali delle ex colonie in un meticciato unico al mondo.

Ogni porto d’imbarco è necessariamente anche un porto di sbarco. Oggi Lisbona assiste nuovamente allo sbarco di una cosa molto più grande di lei: l’industria del turismo internazionale e degli investimenti immobiliari, una marea apparentemente incontenibile che ha già travolto città più famose. A giudicare dalla risposta dei suoi abitanti, però, c’è da sperare che anche stavolta Lisbona riuscirà a restare a galla. E che possa servire ancora a lungo da esempio a chi crede di poter difendere con la chiusura le proprie illusioni di grandezza.

Questo articolo è uscito a pagina 9 su Internazionale extra n. 9, Lisbona.

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