08 settembre 2016 12:14

Mitzpe Agit è un piccolo insediamento israeliano costituito da una decina di case su una delle colline che dalla Road 60, la strada che collega le sei principali città palestinesi della Cisgiordania, scende verso la valle del Giordano.

È qui che Gedalia Goldburt ha deciso di trasferirsi con sua moglie Shira e i loro sette figli. La casa però, insieme a quella di altri 350mila coloni israeliani che vivono nei territori occupati, è considerata illegale dall’Onu, dalla corte internazionale di giustizia, dalla quarta convenzione di Ginevra e perfino dalle stesse autorità israeliane.

Gedalia è nato a Minsk, in Bielorussia. Dopo aver vissuto negli Stati Uniti, si è trasferito a Gerusalemme a 23 anni dopo essersi convertito all’ebraismo. Qui si è avvicinato al movimento Na Nach, una setta di ebrei ultraortodossi i cui membri sono famosi per i loro balli in strada al ritmo di musica techno religiosa.

Durante un rave nel deserto del Negev, Gedalia ha incontrato la sua futura moglie Shira, un’ebrea statunitense di New York. Dopo aver girato il paese, i due hanno deciso di trasferirsi con la famiglia in Cisgiordania. Qui, da quando Israele ha occupato militarmente il territorio palestinese nel 1967, il governo ha favorito il trasferimento della popolazione civile con incentivi di ogni tipo.

Mitzpe Agit è nato spontaneamente dall’iniziativa di un piccolo gruppo di coloni ebrei, senza un’autorizzazione formale da parte della autorità israeliane. Nonostante questo, nessuno impedisce a queste famiglie di vivere qui e gli incentivi del governo arrivano lo stesso.

Il fotografo Pietro Masturzo ha incontrato la famiglia Goldburt per la prima volta nel febbraio del 2013. Da allora continua a seguire la famiglia insieme all’antropologa Margherita Pescetti, con la quale sta girando un documentario. Tutte le foto della gallery sono state scattate tra febbraio e dicembre 2013.

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