16 aprile 2020 17:45

In cinque paesi europei la metà delle morti per covid-19 è avvenuta nelle residenze per anziani

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Secondo i dati raccolti dall’International long-term care policy network – un gruppo di ricerca che fa capo alla London School of Economics – in Belgio, Francia, Irlanda, Italia e Spagna gli anziani morti nelle strutture residenziali per cause legate al nuovo coronavirus sono tra il 42 e il 57 per cento del totale dei decessi per covid-19. In Italia la cifra è del 53 per cento ed è stata calcolata dopo aver contattato 2.166 strutture su un totale di 4.629 presenti sul territorio nazionale.

Il rapporto riconosce che i dati tra i cinque paesi non sono omogenei perché è diversa la definizione delle strutture (residenze sanitarie, case di riposo, postacuzie…) e diversa è la modalità dei test effettuati per identificare il Sars-cov-2, ma individua alcune criticità comuni che hanno contribuito alla diffusione del covid-19 nelle strutture di cura:

  • personale che ha lavorato mentre era sintomatico;
  • personale che lavorava in più di una struttura;
  • conoscenza e aderenza inadeguate alle linee guida sui dispositivi di protezione individuale (dpi);
  • difficoltà nel mettere in atto pratiche di controllo delle infezioni adeguate, tra cui forniture insufficienti di dpi e disinfettante per le mani a base di alcol;
  • accesso tardivo alle cure;
  • disponibilità limitata di test;
  • difficoltà nell’identificare le persone con covid-19 sulla base dei soli segni e sintomi.

All’inizio della diffusione del Sars-cov-2, responsabile del covid-19, si era detto che si trattava di un virus che attaccava principalmente gli anziani, o persone particolarmente vulnerabili perché con patologie pregresse. Questa letalità del virus stava quindi portando le strutture ospedaliere, impreparate a un gran numero di pazienti gravi e bisognosi di supporti respiratori, a compiere delle scelte difficili: a chi dare la precedenza nell’accesso alla terapia intensiva, a un paziente giovane o a uno anziano?

Ora che si moltiplicano le inchieste su cosa sia successo nelle residenze per anziani emergono responsabilità e omissioni che hanno sottovalutato l’emergenza lasciando esposti anziani e operatori sanitari. E fa luce su una realtà non sostenibile: solo il Pio Albergo Trivulzio, a Milano, ospita quasi mille anziani e lì da marzo a metà aprile sono morte almeno 143 persone per il covid-19. Un numero paragonabile sarebbe stato registrato, sempre a Milano, alla Fondazione don Gnocchi.

Situazioni simili sono in tutta Italia, dove accanto alle residenze sanitarie assistenziali, istituti convenzionati che accolgono anche persone non autosufficienti, si moltiplicano strutture private spesso gestite da personale non qualificato e non controllate.

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