22 maggio 2020 18:30

Le conseguenze della pandemia sulle interruzioni di gravidanza

In un’intervista al magazine online Slate, la dottoressa Manisha Kumar, che guida la task force per l’assistenza all’aborto di Medici senza frontiere, ha spiegato le conseguenze della pandemia sulla sicurezza delle interruzioni di gravidanza nei paesi più vulnerabili.

“Quando è cominciata l’epidemia di covid-19 ci siamo subito preoccupati dei suoi effetti nei luoghi dove lavoriamo, che sono in maggior parte poveri e segnati dalle crisi”, racconta Kumar. “Sappiamo dalle passate epidemie, soprattutto nei paesi con un reddito medio e basso, che la mortalità indiretta causata dalla chiusura dei servizi di routine può essere più alta di quella causata dall’epidemia stessa”.

Un’analisi pubblicata ad aprile dal Guttmacher Institute ha stimato che un calo del 10 per cento dei servizi destinati alla salute sessuale e riproduttiva nei paesi più poveri dovuto al covid-19 si tradurrebbe in 15,4 milioni di gravidanze indesiderate, 3,3 milioni di aborti rischiosi e 28mila morti materne. Gli operatori del settore hanno già riferito che nei paesi in cui operano migliaia di cliniche hanno chiuso e prevedono una riduzione dei servizi sanitari dell’80 per cento.

Inoltre Kumar ricorda anche il problema di una possibile “carenza nelle forniture di contraccettivi dato che molti dei loro componenti o elementi erano fabbricati in Cina e le fabbriche sono rimaste chiuse a lungo”.

Durante le epidemie, spiega ancora la dottoressa, le persone evitano di frequentare le strutture sanitarie perché temono di essere stigmatizzate o di contrarre il virus. Per continuare a garantire assistenza anche nell’emergenza, conclude Kumar, “dobbiamo essere innovativi”, sviluppando modelli basati sulle comunità e distribuendo preservativi e pillole contraccettive: “Questo ci aiuterà a superare la pandemia, ma potrebbe avere delle conseguenze anche sul modo in cui concepiamo l’assistenza sanitaria e questi servizi nel lungo periodo”.

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