Le elezioni locali in Venezuela sono state le consultazioni più libere degli ultimi anni, come hanno constatato gli osservatori dell’Unione europea. Anche se il paese è ancora lontano dalla democrazia vera e propria, è stato fatto un passo avanti in questa direzione. Il voto è stato segnato dall’astensionismo, che ha sfiorato il 60 per cento. La responsabilità è di chi non ha saputo convincere i cittadini che votare poteva servire a cambiare le cose. La sfiducia nelle autorità è ormai totale, e la politica non è tra le priorità dei cittadini. La dollarizzazione di fatto e una tiepida apertura economica hanno migliorato la situazione di molti, ma altri non possono più sostenere le spese quotidiane. Il chavismo ha dimostrato che farà di tutto per restare al potere, nonostante sia il principale responsabile del disastro. Negli ultimi anni ha spinto milioni di persone a lasciare il paese, portando la corruzione a livelli inediti e perseguitando i propri avversari. I dati mostrano che la disaffezione ha colpito anche la sua base, nonostante i candidati chavisti abbiano vinto nella maggior parte dei governatorati. I risultati confermano anche la profonda crisi dell’opposizione, che non è riuscita a formare un fronte unito e ha conquistato appena tre governatorati.

Ora il Venezuela entra in uno scenario più complesso, in cui tutte le parti dovranno riflettere sull’apatia dei cittadini. Bisognerà lavorare per rafforzare il nuovo consiglio elettorale e ottenere una piena indipendenza dei poteri. L’obiettivo dev’essere organizzare delle elezioni presidenziali libere. Il dialogo tra governo e opposizione è l’unica via per tornare alla normalità, altrimenti la distanza tra il popolo e i suoi governanti è destinata ad aumentare. Il paese non può perdere altro tempo. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1437 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati