“Le nostre vite vanno avanti, la Terra sfreccia nello spazio a due milioni di chilometri all’ora e noi ci agitiamo in preda al panico sulla sua superficie come calzini dimenticati”. Con questa immagine surrealisticamente selvaggia e leggermente sconcertante (qualcuno ha mai visto calzini dimenticati che si agitano in preda al panico?), il narratore del nuovo romanzo di Fredrik Backman, Gli ansiosi, presenta la condizione umana alla luce di un principio fondamentale: non abbiamo assolutamente nessun controllo. Nel romanzo, un uomo in fuga dopo il suo tentativo fallimentare di rapinare una banca trasforma una visita immobiliare a un appartamento in vendita in una crisi di ostaggi. Un dramma che è già finito quando il sipario si alza. Tutti gli ostaggi sono rilasciati, ma quando la polizia prende d’assalto l’appartamento lo trova vuoto. Il rapinatore è riuscito a fuggire e – nel classico stile del giallo alla Agatha Christie, con una buona dose di commedia nera – la storia si svolge tra le deduzioni del narratore onnisciente e le interviste dei testimoni. Il cast di personaggi ha un tasso comico molto alto. Ci sono due indimenticabili maniaci dell’Ikea, un milionario disgustoso, una giovane donna incinta e, ultimo ma non meno importante, una persona seduta sulla tazza del bagno con un rotolo di carta igienica in grembo. Ma soprattutto c’è un’agente immobiliare infernale, una specie di mostro sorridente e sconclusionato. L’occhio sicuro di Backman per la malizia sociale rende le sue commedie umane efficaci e toccanti: gli effetti comici nascondono il dolore di vivere, che appare come un’ombra appena sotto la
superficie.

Ragnar Strömberg,
Göteborgs-Posten

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Questo articolo è uscito sul numero 1444 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati