Cosa c’è dopo l’Ucraina

◆ Scrivendo della sua Sarajevo, lo storico Edin Hajdarpašić (Internazionale 1457) afferma che “la guerra di Bosnia era in Europa, ma non fa parte della sua storia. Quasi tutte le narrazioni del novecento europeo si snodano attraverso una serie di catastrofi per arrivare a un presente rassicurante”. Potremmo leggere sotto questo punto di vista anche la teoria della fine della storia del politologo Francis Fukuyama che prometteva, per usare le parole di Adam Tooze nel suo articolo, “un trionfo del capitalismo e della democrazia”. Oggi, a proposito dell’Ucraina, da una parte lo storico britannico afferma che “l’abbiamo abbandonata al suo destino”, dall’altra scrive che resiste grazie “all’alleanza armata dell’occidente, che ha risposto con un flusso continuo di armi”. L’Ucraina, potrebbe aggiungere lo storico bosniaco, rientra in quella concezione dell’Europa come “una terra cristiana e bianca”: l’ennesima conferma di una visione esclusivamente occidentale. “La fine della storia sarà quella che decideremo noi”, conclude Tooze. Non c’è da star sereni se si ripeterà.
Daniele Baldisserri

L’ipocrisia di Berlino ha favorito Putin

◆ Mi ha colpito l’articolo di Paul Krugman (Internazionale 1456) sulla posizione della Germania a proposito della guerra in Ucraina. Pochi giorni fa sono stato a Berlino e ho visto bandiere ucraine e frasi contro la guerra in ogni angolo. Leggendo l’articolo di Krugman, invece, ho constatato quanto la realtà sia distante dalla politica di facciata di Berlino, dato che la Germania è il paese meno disposto in Europa a chiedere uno sforzo ai propri cittadini per fare a meno del gas russo.
Daniele Pistoia

Noi animali

◆ Avete fatto bene a pubblicare nell’ultimo numero la lettera che commentava l’articolo sui diritti degli animali (Internazionale 1457). È giusto sapere con quanta superficialità tante persone affrontano il tema della scelta vegetariana. Da anni mi sento fare la stessa battuta che dovrebbe essere spiritosa: “E le carote allora? Loro non soffrono?”. La ripetono persone che nulla sanno della sofferenza animale e del fatto che allevare milioni di animali ha costi devastanti per l’ambiente. Che tristezza. C’è ancora molta strada da fare e ci vorrà molta pazienza, l’ignoranza è dura da contrastare.
Maurizio Avanzolini

Errata corrige

◆ Su Internazionale 1457 a pagina 76 il nome corretto della fotografa dell’articolo sulla Sicilia è Roselena Ramistella.

Errori da segnalare? correzioni@internazionale.it

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1458 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati