Con Fine line nel 2019 Harry Styles aveva tentato di reinventarsi come un camaleonte alla Bowie. Ma, se quell’album si dilettava con i suoni e l’estetica del folk e del pop degli anni settanta, il seguito Harry’s house si sposta verso gli anni ottanta, attingendo alla new wave e al synth pop e ricoprendo gli arrangiamenti di lucentezza. I suoni del synth pop sono predominanti in brani come Daydreaming e Satellite. Anche se è bello ascoltare gli stili del passato che abbracciano quelli più contemporanei, il risultato finale è poco profondo, come se gli elementi fossero stati semplicemente messi insieme durante il mixaggio. Inoltre diverse canzoni sono deboli, sicuramente non dello stesso calibro di Adore you o del singolo principale As it was. Harry Styles sarà sicuramente un punto di riferimento nel mondo della moda, ma in questo disco sembra intento a provare stili diversi nel tentativo di trovare il suo.
Thomas Bedenbaugh, Slant

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Questo articolo è uscito sul numero 1462 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati