La corte suprema degli Stati Uniti si sta dando da fare. Dopo aver cancellato il diritto federale all’aborto e aver rafforzato quello a possedere armi, i giudici hanno emesso un verdetto che avrà conseguenze a lungo termine sulla capacità del governo di limitare le emissioni di gas a effetto serra. Il 30 giugno il massimo organo della giustizia statunitense ha fortemente limitato il margine di manovra dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) nel ridurre le milioni di tonnellate di anidride carbonica prodotte ogni anno dalle centrali alimentate a carbone.

I giudici hanno stabilito che il Clean air act, una legge emanata nel 1963 per ridurre l’inquinamento dell’aria, non permette all’Epa di intervenire sulla rete elettrica, aumentando il ricorso alle energie pulite come l’eolica e la fotovoltaica.

Argomentando la posizione della maggioranza, i giudici conservatori hanno affermato che il Clean power plan, un piano introdotto da Barack Obama per combattere il riscaldamento globale, ha creato effetti inattesi perché ha avuto conseguenze su “buona parte dell’economia statunitense”. Secondo i giudici, l’Epa non ha mai ricevuto dal congresso il via libera per introdurre norme di sistema sull’intera rete energetica, e questo crea un problema di rispetto della separazione dei poteri. La sentenza stabilisce che nel caso in cui l’Epa sviluppi linee guida nazionali sulle emissioni degli impianti esistenti, dovrà affidarsi solo a soluzioni tecnologiche che possano essere applicate in questi impianti, senza chiedere una modifica radicale. In altre parole, le linee guida dovranno essere scritte in modo da permettere agli impianti a carbone di continuare a bruciare carbone. In realtà, le aziende energetiche potrebbero scoprire che dal punto di vista economico è conveniente sostituire il carbone con le rinnovabili, sempre più competitive rispetto ai combustibili fossili, soprattutto il carbone.

La giudice progressista Elena Kagan ha espresso il proprio dissenso sostenendo che gli Stati Uniti devono affrontare la “sfida ambientale più importante del nostro tempo”. Kagan ha sottolineato che “se il tasso di emissioni resterà inalterato, i bambini nati quest’anno potrebbero essere ancora in vita quando l’oceano inghiottirà parti della costa orientale”.

Da sapere
Riduzione lenta
Emissioni nette di anidride carbonica negli Stati Uniti, miliardi di tonnellate (Fonte: Center for climate and energy solutions)

Le centrali alimentate dai combustibili fossili sono tra le maggiori fonti di emissioni negli Stati Uniti. Nel 2020 hanno emesso 1,55 miliardi di tonnellate di CO2, più del totale di molti paesi con emissioni alte. Le centrali a carbone rappresentano metà del totale. Con la sentenza favorevole ai produttori di carbone, la corte suprema ha limitato la capacità del presidente Joe Biden di decarbonizzare il settore energetico, responsabile del 25 per cento delle emissioni del paese. Secondo un’analisi del centro studi Rhodium group, le leggi federali – che comprendono i limiti sulle emissioni delle centrali – sono uno dei pochi strumenti per eliminare più di cento milioni di tonnellate di emissioni all’anno entro il 2030. Quindi sono cruciali per raggiungere l’obiettivo fissato dall’amministrazione Biden di tagliare le emissioni del 50-52 per cento rispetto ai livelli del 2005 nei prossimi otto anni.

John Larsen, ricercatore del Rhodium group, dice che l’obiettivo è possibile anche senza norme nazionali sulle emissioni delle centrali. Altre opzioni, come le detrazioni fiscali per l’energia pulita (ancora in discussione al congresso) e le leggi statali, potrebbero essere utili. Ma resta il fatto che, limitando l’azione dell’Epa, la corte suprema ha indebolito fortemente gli strumenti disponibili per affrontare il cambiamento climatico. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1468 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati