Kiko, vent’anni, sopravvissuta a prolungati abusi quando era bambina, continua a lottare. Itoshi è un giovane incapace di parlare. Entrambi avevano perso la fiducia nell’umanità. Ma dopo essersi incontrati, hanno cominciato a trovare conforto l’una nell’altro. Come simbolo del loro isolamento, l’autrice fa riferimento a una balena che si credeva abitasse al largo della costa occidentale degli Stati Uniti. Conosciuta come la “balena più solitaria del mondo”, il suo richiamo ha un tono di 52 hertz, una frequenza troppo alta per essere udita da altre balene. Itoshi, che la madre chiamava mushi (insetto), si rifiuta di rivelare il suo nome. Una divertita Kiko decide di chiamarlo 52. “Ehi, ascolterò la tua voce che nessuno può sentire”, gli dice. Le sue parole scongelano il suo cuore ghiacciato, che comincia a risuonare con quello di Kiko. Le distanze tra le persone aumentano, dovremmo sforzarci di ascoltare le voci flebili ma disperate di persone la cui solitudine è diventata più profonda.
Asahi Shimbun

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1475 di Internazionale, a pagina 89. Compra questo numero | Abbonati