Quest’estate Mingyu, 12 anni, è più occupato che mai. Come per molti bambini di Pechino, il suo programma delle vacanze è pieno di corsi extracurricolari: uno d’inglese, due di matematica, un campo scuola di fisica, e in più lezioni in altri tre centri di tutoraggio. L’unica differenza rispetto a prima è che ora queste attività sono tutte illegali.

È passato un anno da quando la Cina ha varato la riforma della “doppia riduzione”, una grande campagna per rallentare la corsa frenetica all’istruzione. In un colpo solo il governo ha vietato di assegnare troppi compiti a casa, di frequentare corsi durante i fine settimana e le vacanze, e tutte le forme di lezioni private. La misura ha preso di mira la grande industria cinese del tutoraggio, che fino al 2021 si stima valesse duemila miliardi di yuan (284 miliardi di euro), causando licenziamenti su larga scala e perdite finanziarie.

L’intento dichiarato dal governo era alleggerire la pressione sui bambini e promuovere l’uguaglianza sociale. Ma gli esiti sono stati diversi. Da un’inchiesta di Sixth Tone è emerso che il divieto ha fatto nascere in Cina un grande mercato nero delle ripetizioni, con molti centri clandestini i cui servizi, che si rivolgono prevalentemente a famiglie benestanti e con molti agganci, rendono più facile il percorso scolastico ai bambini provenienti da ambienti privilegiati.

Mingyu è un esempio tipico. I suoi genitori lavorano entrambi nella finanza e quindi, nonostante il divieto, sono riusciti a iscriverlo a una serie di corsi privati. Sono determinati a fare tutto il necessario per aiutarlo ad avanzare nel sistema scolastico ipercompetitivo della capitale. “Se certi corsi t’interessano davvero, il modo per entrarci si trova sempre”, dice Tao, la madre di Mingyu, che per motivi di riservatezza ha chiesto di usare uno pseudonimo.

Molte famiglie stanno facendo lo stesso. Sixth Tone ha parlato con almeno una decina di genitori di Pechino e Shanghai che hanno ammesso di aver mandato i figli a ripetizioni private violando le regole. Altri hanno espresso il desiderio di iscrivere i figli, ma dicono di non avere contatti con nessun centro. Molti di loro dicono che i figli sono indietro con gli studi.

Una legge aggirabile

Il nuovo mercato nero del tutoraggio minaccia di compromettere seriamente la politica cinese della doppia riduzione. Ma Pechino potrebbe far fatica a eliminarlo, osserva Hua-Yu Sebastian Cherng, che insegna alla New York university e studia il sistema scolastico cinese. “Quando si adotta una legge che colpisce soprattutto le famiglie dei ceti medio-alti, queste trovano sempre il modo per aggirarla”, spiega Cherng. “Stiamo parlando delle famiglie con più mezzi che sanno bene come funzionano le cose in Cina”.

E così, per le autorità cinesi far rispettare questa norma è diventata una scommessa impossibile. Nel luglio 2021, dopo l’annuncio dell’introduzione della politica della doppia riduzione, hanno messo migliaia di istituti privati di tutoraggio di fronte a una scelta: diventare organizzazioni non profit o cessare le attività. Molti hanno opposto resistenza al divieto.

In Cina le organizzazioni non profit sono autorizzate a chiedere venti yuan (2,85 euro) per trenta minuti di lezione, mentre gli istituti privati ne chiedevano circa cento, e a volte anche di più. I centri privati sarebbero riusciti a pareggiare i conti solo offrendo lezioni online a centinaia di bambini contemporaneamente. Quindi spesso hanno continuato a dare lezioni di nascosto. Da un’indagine condotta dal ministero dell’istruzione nel secondo trimestre del 2022 su 140mila scuole private di tutto il paese, è emerso che quasi tremila assicuravano ripetizioni illegalmente. Il governo ha chiuso 464 centri che avevano continuato a operare dopo aver dichiarato la chiusura delle attività.

I genitori che hanno iscritto i figli sono stati tanti che l’app si è bloccata

La domanda di lezioni private rimane relativamente alta tra i genitori, che spesso sono insoddisfatti della qualità dell’istruzione offerta nelle scuole e nelle organizzazioni non profit sempre a corto di risorse. In un sondaggio condotto dal quotidiano China Youth Daily a giugno, il 62 per cento dei genitori intervistati ha dichiarato che la scuola pubblica cinese deve migliorare i suoi standard.

Per Tao, eludere il divieto è stato semplice. La maggior parte dei centri dove manda Mingyu e suo fratello non è mai stata chiusa. Se infatti le più grandi aziende di tutoraggio del paese, la New Oriental e la Tal Education, sono state costrette a ridurre drasticamente le loro attività, molti operatori più piccoli sono sfuggiti ai controlli. “La maggior parte dei corsi che ho scelto, che fossero in presenza o online, sono organizzati da piccole imprese, più difficili da individuare”, dice. Parlando con altri genitori, Tao è anche riuscita a trovare delle alternative agli istituti che sono stati chiusi e ora manda i figli a lezione da due insegnanti d’inglese, a due corsi di recupero di lettura e scrittura cinese e infine gli fa seguire delle lezioni in vista delle Olimpiadi di matematica. “Questi centri non hanno mai pubblicizzato i loro servizi: si sono fatti una reputazione attraverso il passaparola”, dice Tao.

Wu Xiaoxiao è un’altra madre di Pechino: l’anno scorso, quando la scuola d’inglese frequentata dalla figlia è stata chiusa, Wu e altre due famiglie hanno cercato una soluzione. Hanno trovato uno straniero che insegnava inglese e che ha accettato di dare lezioni private ai tre bambini insieme. “È stato come vedere una luce nelle tenebre”, ricorda Wu. “Tutti i grandi istituti di tutoraggio stavano chiudendo e non sapevo a chi rivolgermi. C’è una cosa su cui non transigo: mia figlia non deve smettere di imparare finché può farlo”.

Wu abita a Haidian, un quartiere centrale di Pechino, noto per la feroce competizione per i posti a scuola. Sua figlia, benché abbia solo sette anni, è già sul tapis roulant dell’istruzione: quest’estate ha frequentato due corsi d’inglese, uno di cinese e uno di matematica, e in più va a lezione di pittura, danza classica, informatica e nuoto. “Il numero dei corsi che frequenta è aumentato, quindi sto pagando molto di più rispetto a prima delle nuove regole’”, dice Wu.

Più di prima

Uno degli obiettivi principali della campagna della doppia riduzione era evitare che i genitori spendessero cifre da capogiro per l’istruzione dei figli. Mandare i bambini a più centri privati era diventato talmente comune (e costoso) che molte coppie rinunciavano ad avere altri figli. Tuttavia, in alcuni casi questa politica ha portato molti, come per esempio Wu, a spendere più di prima. I servizi che offrono ripetizioni a prezzi accessibili, come quelli della New Oriental e di altre grandi aziende, sono scomparsi; le opzioni rimaste sono fornite da centri più piccoli e più costosi. Prima del divieto, Wu pagava poco più di 20mila yuan (2.800 euro) all’anno per mandare la figlia a ripetizioni di inglese. Ora, per le lezioni private a tre, spende il doppio. In totale, le lezioni extra della figlia costano alla famiglia circa 10mila yuan al mese. Per Wu e suo marito si tratta di una somma gestibile: hanno entrambi un impiego ben retribuito e il loro reddito annuo complessivo supera il milione di yuan. Ma molte famiglie non sono altrettanto fortunate: a Pechino, una coppia guadagna in media circa un quarto di questa cifra.

“Le ripetizioni private sono più costose… Ormai non possono più permettersele neanche le famiglie della classe media: sono alla portata solo di quelle del ceto medio-alto”, spiega il professor Cherng. “Quando s’introducono politiche simili, bisogna sempre vedere cosa succede dopo: in che modo il governo le fa rispettare, cosa fa per evitare che diano ulteriori vantaggi soltanto a chi è già privilegiato”.

Wu non è preoccupata per il costo delle lezioni, ma teme che alla lunga il programma della figlia si riveli massacrante. A Pechino è comune che i bambini frequentino più lezioni private man mano che crescono, dice. “Al momento non penso che i corsi che ho scelto mettano mia figlia in una situazione troppo stressante”, dice Wu. “Forse questo rischio si presenterà alle superiori”. Tuttavia, Wu sente di non avere scelta: sa che molti compagni di classe della figlia seguono corsi aggiuntivi durante l’estate e non vuole che lei rimanga indietro.

Da sapere
I limiti dell’istruzione

◆ “In Cina l’istruzione è considerata alla base della nazione, ma l’eccessiva competitività rischia di limitare l’innovazione e la crescita economica”, scrive Ling Huawei sul settimanale economico Caixin. “Ci sono diverse ragioni all’origine di questa competizione. Innanzitutto, la Cina ha una popolazione enorme e un mercato dei talenti molto competitivo, quindi gli studenti devono lavorare sodo e i loro genitori investono volentieri nella loro istruzione. Ma se l’industria dei doposcuola ha alimentato la corsa a primeggiare attraverso esercizi ripetitivi, che permettono di ottenere punteggi alti ma non maggiori abilità, allora il problema va affrontato alla radice. Bisognerebbe puntare sulle capacità multidisciplinari, più che sui risultati dei test. Dobbiamo ancora risolvere questioni fondamentali come l’accesso disuguale alle oppurtunità educative, la competizione eccessiva e la bassa qualità dell’istruzione. In Cina in generale mancano le risorse. I figli degli immigrati interni non possono andare a scuola nelle città dove lavorano i genitori, e nelle zone rurali mancano gli insegnanti. La differenza tra la qualità dell’istruzione e il talento necessario per raggiungere gli obiettivi del paese è un problema. Soprattutto nei settori in cui è richiesta originalità, come l’innovazione tecnologica”.


La politica della doppia riduzione serviva proprio per affrontare questa competizione sociale che si autoalimenta, noto in Cina come “involuzione”. “A volte mi domando perché i genitori di Pechino e Shanghai debbano sottoporre i figli a una formazione così frenetica”, dice Wu. “Ma la situazione è questa, e quindi mi sento obbligata a iscrivere la mia bambina ai corsi di ripetizione. Non mi fa piacere, ma devo farlo”.

Non per tutti

I genitori che non possono più permettersi le lezioni private per i figli sono più agitati. Prima dell’introduzione della nuova politica, Fan, una madre di Shanghai, aveva iscritto la figlia a due corsi di inglese e a uno di matematica. Uno solo dei centri è ancora aperto e per di più, da quando si è convertito in ente non profit, ha smesso di fornire lezioni in presenza, limitandosi a proporre corsi online preregistrati. “Gli altri istituti hanno chiuso e non mi hanno mai rimborsato”, racconta Fan. “Per fortuna non avevo dovuto pagarli in anticipo, così le mie perdite sono state trascurabili rispetto a quelle subite da altre famiglie”.

Fino all’anno scorso, Fan non si considerava una madre ossessionata dalla formazione dei figli. Adesso invece è sempre più preoccupata per la figlia undicenne: dalle lezioni online sta imparando poco e i suoi voti cominciano a peggiorare. “Sono turbata perché non sto mandando mia figlia a nessun corso privato”, dice Fan. “È vero, ora spendo molto meno, ma devo dedicare più tempo ad aiutarla nei compiti. E di certo non posso assicurarle un insegnamento sistematico come quello che c’è in un istituto”. Per questo Fan sta cercando disperatamente un centro clandestino. Ma non è facile trovarlo, visto che gli altri genitori non vogliono aiutarla. “Sono certa che fanno fare le ripetizioni ai loro figli, ma non lo dicono”, commenta Fan. “Vogliono far credere che i loro figli siano semplicemente bravi e prendano buoni voti senza aiuto”.

A quanto pare l’atteggiamento denunciato da Fan è diffuso. Diversi genitori l’hanno confessato a Sixth Tone. In alcuni casi dicono di temere soffiate alle autorità; in altri, vista la concorrenza agguerrita, vogliono evitare che altri bambini abbiano accesso allo stesso insegnante privato dei loro figli.

Cherng ha notato anche un altro effetto collaterale della doppia riduzione: la campagna non è riuscita a eliminare completamente le ripetizioni private, dice, “ha solo acuito il nervosismo dei genitori del ceto medio, mentre le famiglie più benestanti hanno trovato una soluzione sul breve periodo”. Alla fine di giugno, centinaia di genitori di Shanghai si sono precipitati a scaricare un’applicazione inglese chiamata Think Academy dopo aver saputo che avrebbe offerto corsi estivi per le Olimpiadi di matematica. A quanto pare, la Think Academy aveva trovato un nuovo escamotage per eludere il divieto. In una riunione online, uno dei suoi insegnanti ha spiegato ai genitori che l’app è registrata all’estero e quindi non viola le norme cinesi. Il servizio si fa pagare in dollari di Singapore e usa materiale didattico in inglese e in cinese; gran parte degli insegnanti prima lavoravano per la Tal Education.

La Think Academy sa di scherzare con il fuoco. A dicembre ha fatto scalpore a Shanghai il caso di un altro istituto di tutoraggio che ha dovuto chiudere poco dopo l’apertura. Tecnicamente, il servizio era legale perché l’ente che lo forniva era non profit, ma il personale era composto da ex insegnanti della Tal Education. I genitori che hanno iscritto i figli sono stati così tanti che l’app dell’istituto si è bloccata. Due giorni più tardi le autorità locali hanno chiuso il centro per evitare, hanno spiegato, “l’equivoco che il settore delle ripetizioni private fosse ripartito”.

Ma i genitori sono pronti a pagare le tariffe salate della Think Academy. A un certo punto, dice uno degli insegnanti, il personale ha dovuto lavorare fino a mezzanotte per registrare gli iscritti al programma estivo: dodici sessioni a 660 dollari di Singapore (circa 455 euro). Una madre che chiameremo Yang ci ha detto: “Nessuno vuole perdersi un corso di alto livello come questo. Io credevo che quest’estate non ce ne sarebbero stati, e invece alla fine ne ho pagati tre che preparano alle Olimpiadi”.

Il fatto che la popolarità di queste lezioni non sia mai calata è un altro segno della sfida che la Cina deve affrontare per cambiare l’atteggiamento diffuso nei confronti dell’istruzione. A Shanghai le scuole private sono obbligate per legge a selezionare gli studenti attraverso una lotteria anonima. Tuttavia, secondo quanto riferiscono molti genitori, riescono a trovare il modo di selezionare gli studenti più brillanti. “Finché ci saranno vie traverse per accedere alle scuole più ambite, questa competizione sfrenata non si fermerà”, commenta Yang.

Un altro centro che dà ripetizioni di matematica a Shanghai, registrato come ente senza fini di lucro, ha lanciato segretamente dei corsi online durante le vacanze estive. Quando iscrivono i figli, i genitori versano la somma dovuta su un conto separato aperto su un account di WeChat. “Non bisogna chiedere troppo: se ricevi la dritta da una fonte che ritieni affidabile, paghi e basta”, dice Yang. “Assicurarsi un posto è sempre più difficile che ottenere un rimborso”.

Un ex insegnante della Tal Education racconta che a Shanghai certe famiglie hanno la sensazione che i servizi di ripetizioni private stiano ripartendo in sordina. Ma per ora, lui e i colleghi restano cauti. “Non sappiamo fino a che punto possiamo spingerci”, spiega. “Le autorità potrebbero inasprire la sorveglianza in qualsiasi momento, e a quel punto sarebbe la fine. È un’attività ancora piena di incertezze”. ◆ ma

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1478 di Internazionale, a pagina 62. Compra questo numero | Abbonati