Proteste a Kabul, Afghanistan, 1 ottobre 2022  (Afp/Getty)

Il 30 settembre una bomba ha ucciso 53 studenti nel centro educativo di Dasht-e-Barchi, il quartiere di Kabul dove vive la comunità hazara. Le vittime dell’attentato sono soprattutto ragazze della minoranza sciita che si trovavano nel centro per sostenere un esame, scrive Al-Jazeera. Nei giorni successivi centinaia di donne sono scese in piazza in molte città del paese e all’estero. Chiedono protezione per il gruppo sciita, sempre più spesso bersaglio di attacchi da parte dello Stato islamico della provincia del Khorasan (Iskp) e l’accesso agli studi superiori, un diritto che gli è negato da quando i taliban hanno ripreso il controllo del paese nell’agosto del 2021. Secondo le testimonianze raccolte dal Guardian, la risposta del regime è stata violenta: “Ci prendono per l’hijab e per i capelli e ci impediscono di protestare”, ha raccontato una partecipante. Il 2 ottobre a Herat i taliban avrebbero sparato sul corteo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1481 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati