Quando il giovane principe Federico Augusto di Sassonia fece il suo grand tour, tra il 1714 e il 1717, si entusiasmò per la musica italiana. Al ritorno convinse suo padre a fondare un teatro dell’opera italiana a Dresda, con musicisti invitati apposta. Durante il suo soggiorno a Venezia, il principe era in compagnia di qualche strumentista dell’orchestra di Dresda, tra cui il violinista Georg Pisendel. Il giovane virtuoso prese lezioni da Antonio Vivaldi e ricevette molti manoscritti della sua musica, che portò con sé contribuendo in modo determinante alla popolarità del prete rosso in Sassonia. Per il loro secondo contributo all’integrale vivaldiana della Naïve, Julien Chauvin e il suo Concert de la Loge s’immergono nel delirio ornamentale di questi concerti e nelle figurazioni che ricordano quelle delle Quattro stagioni. Il solista si concede cadenze che affrontano intervalli minori del semitono ed effetti di chiaroscuro che gli permettono di oscillare tra maggiore e minore. L’ensemble si tuffa con entusiasmo nel genio orchestrale vivaldiano, e Chauvin, in uno stato di forma abbagliante, sfoggia tutti gli infiniti artifici di cui è capace.
Jérémie Bigoire, Classica

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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati