Sono passati cinque anni da quando Travis Scott ha pubblicato Astroworld. Da allora ha lavorato ad alcuni piccoli progetti, ma si è preso tutto il tempo per realizzare il quarto disco. E nel frattempo è diventato una superstar del livello di Drake, collaborando con marchi come McDonald’s e PlayStation ed esibendosi nel video­gioco Fortnite. Il nuovo Utopia è grandioso come le aspettative lasciavano presagire: è costellato di ospiti famosi (Kid Cudi, Drake, Playboi Carti, Beyoncé e Young Thug, tra gli altri) e ha il caratteristico suono psichedelico di Scott. Chi si aspettava un seguito di Astroworld però rimarrà deluso, perché questo album somiglia più ai primi lavori del rapper di Houston. I brani registrati con gli ospiti funzionano molto bene nella maggior parte dei casi. Fe!n, con Playboi Carti, offre un saggio del nuovo sound del riservato rapper di Atlanta, con quel contagioso “fein fein” ripetuto più volte; Lost forever, dove sono presenti Westside Gunn e James Blake, è quasi perfetta. Ma, al netto di tutto, la produzione sontuosa di Utopia, sulla quale è sempre più evidente l’influenza di Kanye West, non riesce sempre a mascherare una scrittura poco brillante, come capita nel singolo K-pop, tra i brani più noiosi del disco. Tuttavia Utopia è una delle uscite più innovative dell’anno nel panorama mainstream. Dopo dieci anni di carriera Scott sta ancora spingendo i confini del suo suono trap psichedelico, e non vuole fermarsi.
Desmond Leake, Paste

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Questo articolo è uscito sul numero 1525 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati