Odense, Danimarca (Jonathan Nackstrand, Afp/Getty)

In Danimarca è andata a vuoto la più grande asta mai organizzata nel paese scandinavo per la realizzazione di progetti legati all’energia eolica. “È un duro colpo”, commenta Bloomberg, “per il tentativo europeo di rafforzare la produzione di energia rinnovabile e ridurre la dipendenza dalle fonti fossili”. Il 5 dicembre l’autorità danese per l’energia non ha ricevuto neanche un’offerta nell’asta per la realizzazione di tre piattaforme eoliche offshore. La Danimarca, uno dei paesi pionieri nell’uso di questa fonte rinnovabile, prevede di triplicare la capacità di produzione entro il 2030. Già oggi la quota di energia eolica nel totale nazionale è la più alta del mondo. Il suo sviluppo ha un ampio sostegno tra i partiti politici del paese, l’Unione europea la considera una tecnologia chiave per la decarbonizzazione. “I paesi europei nel loro complesso vogliono raggiungere entro il 2030 una potenza di 150 gigawatt, più del quadruplo di oggi”. Ma tutto questo, spiega Bloomberg, non è stato sufficiente per convincere le aziende ad affrontare i costi in rapida ascesa degli impianti basati su questa tecnologia, “un tempo quella che cresceva di più tra le fonti rinnovabili”. L’offerta non prevedeva sussidi né prezzi fissi, lasciando le aziende in balia del mercato, che può azzerare i guadagni o perfino causare perdite nelle giornate con poco vento. Al contrario di grandi mercati come la Germania o i Paesi Bassi, inoltre, in Danimarca ci sono meno gruppi industriali disposti a comprare l’energia prodotta dagli impianti eolici. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1593 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati