Più di 1.350 persone sono morte e milioni sono state colpite dalle alluvioni causate da una combinazione di cicloni tropicali e pesanti piogge monsoniche in Sri Lanka, Thailandia, parte dell’isola indonesiana di Sumatra e in Malaysia. In Indonesia il numero delle vittime accertate il 3 dicembre era arrivato a 753 e quello dei dispersi a 650. I numeri salgono via via che arrivano le informazioni dalle regioni rimaste isolate, scrive il Jakarta Post. I superstiti lamentano la lentezza degli aiuti e della distribuzione di generi alimentari, mentre le agenzie di soccorso sono impegnate in operazioni “senza precedenti, nonostante il paese non sia nuovo alle catastrofi naturali”. Secondo gli esperti l’entità dei danni a Sumatra è dovuta all’insolita interazione tra un raro ciclone equatoriale e un tifone, ma anche alla deforestazione. L’isola ha perso più di nove milioni di ettari di foresta tra il 1990 e il 2024, soprattutto a causa dell’espansione della coltivazione di palme da olio e al disboscamento illegale, scrive lo Straits Times. Il presidente Prabowo Subianto ha promesso aiuti, ma secondo gli analisti per prevenire futuri disastri servono con urgenza una riforma della destinazione d’uso dei terreni, la protezione delle foreste e un’applicazione più severa delle leggi. Lo Sri Lanka, dove 150mila persone sono in rifugi temporanei dopo il passaggio del ciclone Ditwah, ha dichiarato lo stato d’emergenza. “Non abbiamo la certezza che c’entri il cambiamento climatico”, scrive Steve Turton, docente di geografia ambientale alla CQUniversity in Australia. “Ma sappiamo che il riscaldamento globale in generale porterà alla formazione di meno cicloni, ma più intensi”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1643 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati