◆Il 30 novembre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ufficialmente chiesto al presidente Isaac Herzog la grazia nel suo processo per corruzione, cominciato quasi sei anni fa. Pur sostenendo di volerlo portare a termine per dimostrare la sua innocenza, Netanyahu ha giustificato la richiesta con “motivi d’interesse pubblico”, affermando che “contribuirebbe a mettere fine alle divisioni nel paese”. All’inizio di novembre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva scritto a Herzog per invitarlo a concedere la grazia a Netanyahu. La sera del 30 novembre decine di persone hanno partecipato a una manifestazione davanti alla residenza di Herzog a Tel Aviv (nella foto) per chiedergli invece di respingere la richiesta. Netanyahu è accusato, insieme alla moglie Sara, di aver accettato beni di lusso per un valore di più di 260mila dollari (circa 225mila euro), tra cui gioielli, champagne e sigari, in cambio di favori politici. In altri due casi è accusato di aver cercato di negoziare illecitamente una copertura più favorevole da parte di due mezzi d’informazione israeliani. Il sito Middle East Eye commenta che “concedere la grazia presidenziale a un politico prima della sua condanna sarebbe un fatto senza precedenti nella legislazione israeliana”, costituirebbe “un grave precedente” e “una minaccia allo stato di diritto”. Intanto proseguono le operazioni militari di Israele a Gaza e in Cisgiordania. Nella Striscia il bilancio delle vittime ha superato i 70mila morti, secondo il ministero della salute palestinese. Nel villaggio di Ein al Duyuk, vicino a Gerico, la mattina del 30 novembre tre volontari italiani e un canadese sono stati attaccati da un gruppo di coloni mentre cercavano di proteggere la popolazione palestinese. In varie zone della Cisgiordania continuano anche i raid dell’esercito, che spingono intere comunità a “vivere segregate”, denuncia Al Jazeera.

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Questo articolo è uscito sul numero 1643 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati