Dopo la festa è un libro grande e potente che scorre come la torbida Sava sulle cui rive si svolge la vicenda. Al centro della storia c’è un crimine mostruoso, inspiegabile, avvenuto durante le guerre nell’ex Jugoslavia. Quelle guerre e quel delitto hanno spezzato le vite dei protagonisti, letteralmente e metaforicamente, lasciandoli vagare come anime dannate nei labirinti di un limbo bosniaco. Senza speranza, senza pace, senza riposo. Il romanzo è ben scritto, con un ritmo sostenuto e una struttura complessa ma avvincente. La narrazione alterna passato e presente, mischiando ricordi, traumi e ritorni imprevisti. Tocca anche temi profondi: il rapporto padre-figlio, la vita in una cittadina di provincia, il crescere, la disillusione verso la vita, le persone e se stessi. I personaggi principali sono da una parte un padre complesso (un burbero scribacchino ossessionato dalla sua vecchia macchina da scrivere ) e l’antagonista, un criminale crudele e brutale. Quest’ultimo emerge come incarnazione del male assoluto. Il contrasto tra questi due caratteri (e tra passato e presente) mostra la grande abilità dell’autore nel tratteggiare psicologie dure, dolorose, reali.
Žikica Simić, Oko
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Questo articolo è uscito sul numero 1644 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati