Elefanti Secondo l’ultima valutazione dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, la popolazione complessiva dell’elefante africano di foresta (nella foto) ammonta a 135mila esemplari, il 16 per cento in più rispetto all’ultima stima, fatta nel 2016. La differenza è dovuta soprattutto all’uso di tecniche più accurate. La specie è comunque considerata a rischio critico di estinzione.

Fondali Lo sfruttamento minerario dei fondali oceanici può provocare gravi danni agli organismi marini, afferma lo studio più approfondito condotto finora sull’argomento, pubblicato su Nature Ecology & Evolution. Un gruppo di ricercatori ha esaminato per mesi un tratto di fondale dell’oceano Pacifico nella zona Clarion-Clipperton, tra le Hawaii e il Messico, dove l’azienda canadese The Metals Company ha raccolto tremila tonnellate di noduli polimetallici, scoprendo che nell’area attraversata dai macchinari la quantità di vermi, crostacei, molluschi e altri animali è diminuita del 37 per cento. Nella zona coperta dai sedimenti sollevati dall’estrazione l’abbondanza degli organismi non è cambiata, ma la varietà delle specie si è ridotta del 32 per cento.

© Goetze, Ellis, Cazares.

Alluvioni Il bilancio dei cicloni e delle piogge monsoniche che hanno colpito lo Sri Lanka, l’Indonesia e altri paesi del sudest asiatico alla fine di novembre è salito a più di 1.800 vittime.

Terremoti Un sisma di magnitudo 7,5 ha colpito al largo dell’isola di Hokkaido, nel nord del Giappone, provocando il ferimento di almeno trenta persone e uno tsunami alto fino a 70 centimetri. Altre scosse sono state registrate in Alaska, al largo dell’isola indonesiana di Sumatra e nel nord della Colombia.

Temperature Secondo il servizio sul cambiamento climatico del programma europeo Copernicus, il 2025 sarà quasi certamente il secondo anno più caldo mai registrato, dopo il 2024 e alla pari con il 2023. La temperatura media globale dovrebbe essere di 1,48 gradi più alta rispetto a quella del periodo preindustriale.

Coralli Le barriere coralline dei Caraibi si sono ridotte del 48 per cento dal 1980 a oggi, soprattutto a causa dell’intensificazione delle ondate di caldo marine dovuta agli effetti del cambiamento climatico, afferma uno studio realizzato dal Global coral reef monitoring network. Gran parte delle perdite si è concentrata tra il 2023 e il 2024, quando le temperature da record raggiunte dalle acque hanno provocato la morte del 16,9 per cento dei coralli.

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Questo articolo è uscito sul numero 1644 di Internazionale, a pagina 104. Compra questo numero | Abbonati