Quando nel 1951 il festival della canzone italiana cercava un luogo a cui approdare, Sanremo si fece avanti per accoglierlo. Per la località balneare della costa ligure era un modo per rivitalizzare il turismo in bassa stagione. Nel giro di poco tempo, con l’aiuto della televisione pubblica, il concorso canoro definì la sua identità, finendo per conquistare l’Italia intera ogni inverno. La 72a edizione non ha fatto eccezione: è cominciata il 1 febbraio con un sacrilegio ed è finita cinque sere dopo con una comunione.

Il sacrilegio? Il romano Achille Lauro che, a torso nudo e capelli biondo platino, si è battezzato da sé la prima volta che ha interpretato la sua canzone Domenica. Un gesto che ha indignato parte del clero italiano, facendolo gridare alla blasfemia. La comunione? La vittoria del duo formato da Blanco e Mahmood, rispettivamente di 18 e 29 anni, con il brano Brividi. Alcuni vi hanno visto la prima canzone apertamente gay incoronata a Sanremo, una ballata, piena di grazia, sensualità e sensibilità.

Le venticinque canzoni in gara erano fatte apposta per garantire la pace in famiglia: ce n’erano di tutti gli stili e per tutte le generazioni

Adolescente dalla voce d’angelo e l’aspetto di un fauno, Riccardo Fabbriconi, in arte Blanco, colleziona successi dal debutto nel 2020: il trionfo alla prima partecipazione al festival stupisce solo a metà. Alessandro Mahmood, madre sarda e padre egiziano, aveva già vinto l’edizione del 2019 tra lo stupore generale visto che la sua canzone Soldi trasgrediva i canoni della musica leggera italiana. Matteo Salvini, il leader della Lega, subito dopo il verdetto si era mostrato perplesso, ma poi si era ricreduto. Quest’anno Salvini, in caduta libera nei sondaggi, si è congratulato su Twitter con i vincitori, lombardi come lui. Sergio Mattarella, ottant’anni, da poco rieletto presidente della repubblica, si è complimentato al telefono con il presentatore Amedeo Sebastiani, in arte Amadeus. Il festival si è rinnovato da quando, tre anni fa, Amadeus ne è diventato il direttore artistico. Per gli italiani questo appuntamento è al tempo stesso una messa e un carnevale. La celebrazione dell’ordine stabilito e la sua sovversione.

Era successo già negli anni sessanta, quando Sanremo metteva in musica l’ecumenismo entusiasta e tormentato della Democrazia cristiana, il partito all’epoca onnipotente. Ed è successo anche all’inizio degli anni ottanta, quando il festival ha fatto suo lo splendore colorato e polemico del berlusconismo rampante. Non era forse uno dei pochissimi programmi occidentali trasmessi oltrecortina?

Abbraccio finale

Dopo decenni di letargo Sanremo ha ritrovato in parte il suo splendore. Basta guardare quanto è successo nella precedente edizione, trasmessa a marzo 2021 nonostante la pandemia. Il duo siciliano Colapesce e Dimartino, emerso da ambienti indipendenti, è arrivato quarto con il brano Musica leggerissima. Questo inno delicatissimo, a metà tra depressione e rinascita, ha avuto subito successo. Meno leggero, il glam rock dei Måneskin ha dominato le classifiche di tutto il mondo dopo la vittoria di quell’edizione. A maggio il gruppo italiano ha addirittura fatto vincere all’Italia il suo terzo Eurovision, un concorso nato nel 1965 e ispirato a Sanremo.

La tradizione vuole che il vincitore del festival ligure rappresenti l’Italia all’Eurovision. Toccherà quindi a Blanco e Mahmood difendere il titolo dei Måneskin alla prossima edizione, che si terrà a maggio a Torino. Blanco metterà in imbarazzo i suoi genitori in platea, come ha fatto poco prima che fosse annunciata la sua vittoria a Sanremo?

Tutto il festival voluto da Amadeus tendeva verso quell’abbraccio finale e filiale. Le venticinque canzoni in gara, inedite come da regolamento, erano fatte apposta per garantire la pace in famiglia: ce n’era per tutte le generazioni, per tutti gli stili e per tutti i gusti, naturalmente compresi i peggiori.

Verrà ricordata l’irriverenza danzante di Dargen D’Amico, della Rappresentante di Lista, e di Ditonellapiaga e Rettore, le auto sportive della giovane promessa Rkomi o la partecipazione del veterano Gianni Morandi, il lirismo aspro e tagliente di Giovanni Truppi. Conseguenza delle vittorie di Mahmood nel 2019 e dei Måne­skin nel 2021? Gli uomini giocano senza paura la carta dell’androginia, con le unghie laccate, i ciuffi lunghi, se non addirittura rosa. Le donne osano senza vergogna la rasatura a zero. Come da copione, le cinque serate hanno portato con sé il loro carico di polemiche, amplificate dai social. “Stop green­washing”, ha protestato Cosmo, prendendosela con la collaborazione del festival con un gigante energetico. Più volgare l’imprecazione fuori onda della presentatrice Sabrina Ferilli è stata interpretata come una stilettata contro il presunto machismo dei presentatori. Cosa immediatamente smentita dai diretti interessati.

Gli ascolti più alti dal 1997

I diversi omaggi, più o meno sentiti, ad alcune celebrità morte recentemente, come Milva, Franco Battiato e Raffaella Carrà, hanno costellato il programma. Perché la musica leggera, come viene definita in Italia, è una cosa seria. Con una media di dodici milioni di telespettatori, il festival ha registrato gli ascolti più alti dal 1997. Il pioniere del rap italiano Lorenzo Jovanotti, figlio di un gendarme del Vaticano, ha partecipato al festival nel suo solito modo, esaltato. In prima serata ha recitato i versi di Mariangela Gualtieri, una poeta poco conosciuta, dicendo al pubblico qualcosa che non per forza voleva sentire: “Per l’attenzione, che è la preghiera spontanea dell’anima”. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1447 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati