Cosa si portava dietro una principessa minoica in un viaggio in Egitto? Come ammazzava il tempo un funzionario miceneo quando si annoiava? Perché Eraclito suggerì di schiaffeggiare Omero? Perché le Cicladi si chiamano così? A queste domande prova a dare risposte semplici e divertenti Teodore Papakostas, un archeologo di Salonicco di 43 anni, che ha avuto un enorme successo sui social network con lo pseudonimo di Archaeostoryteller. Il suo primo libro, Choraei oli i arxaiotita sto asanser? (Nell’ascensore c’entra tutta l’antichità?), pubblicato nel giugno del 2021 è diventato un best seller. La sua idea è che l’antichità greca è trattata dai greci come una “vacca sacra”. Forse è arrivato il momento d’infragere qualche tabù, se non altro per riappropriarsi dell’immensa cultura nazionale. “Se negli anni ottanta avessi detto che la mitologia greca nasconde molto sessismo, mi avrebbero guardato come un alieno”, dice Papakostas. “È ora di rileggere l’antichità con nuovi strumenti. Il passato va studiato per guardare al futuro”.

Ta Nea

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Questo articolo è uscito sul numero 1447 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati