Vermiglio di Maura Delpero, film benedetto dalla fotografia di Mikhail Krichman (già al lavoro su Leviathan di Andrej Zvjagincev), riesce a innestare la fiaba russa nel corpo verde del Trentino, ma è anche un film musicale. I brani originali sono di Matteo Franceschini e si alternano a intermezzi di musica e canti legati alla trasmissione orale, per trovare un contrappunto nel grammofono usato dal maestro interpretato da Tommaso Ragno. Appaiono Chopin ma soprattutto Antonio Vivaldi, che con le Quattro stagioni scandisce la ciclicità di una comunità perturbata da stranieri e guerre. È un film sapiente, capace di difendere la sua innocenza e attraversato da interpretazioni di grande calibro, e tuttavia pone delle domande sul suo essere inattuale. L’inattualità è isolamento o resistenza?
Cosa significa “disertare” un momento storico sul piano estetico e linguistico, ammesso che sia così? I Qlowski sono una band nata tra Ravenna e Bologna. Con Quale futuro? del 2021 (Maple Death Records) portavano avanti una new wave d’intervento, eredi di un socialismo scuro che viene dall’Inghilterra, dove si sono trasferiti dalla regione paranoica che hanno lasciato. Ora tornano con The wound, con una formazione allargata e un disco dalla trama alleggerita ma non per questo meno rilevante. L’album riporta in primo piano la prassi del movimento, che non è tipica solo della danza ma anche del coro di protesta, e forse è proprio la voglia di muoversi infusa nei propri personaggi e nei propri testi a rompere la cornice dell’inattualità. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1584 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati