Siamo tre figli tra i venti e i trent’anni e, benché loro lo neghino, mio padre ha una predilezione per mia sorella maggiore e mia madre stravede per mio fratello piccolo. Io, giusto per amore di onestà, vorrei che ammettessero di avere dei “preferiti”. –Gennaro

Prima di essere genitori e figli siamo individui. E come tali abbiamo il nostro carattere, le nostre preferenze, debolezze, esigenze. Sono gli aspetti che ci guidano nella scelta degli amici, e che creano una maggiore o minore affinità con i nostri figli. Non è una questione di voler più bene a uno o all’altra, ma di andarci più d’accordo o di farci più affidamento o di avere una maggiore intesa.

A volte una madre e una figlia con lo stesso carattere litigano di più ma in fondo si capiscono meglio. Altre volte ci sono condizioni di vita che influiscono sul rapporto: quando dei genitori diventano nonni, spesso offrono più tempo e aiuto a chi tra i figli è diventato papà. Oppure le figlie che abitano lontano godono di un trattamento speciale, come compensazione per la mancanza del rapporto quotidiano.

Le affinità con i figli cambiano a seconda dei periodi della vita, ma anche dei momenti della giornata: io per esempio ho una figlia con cui chiacchiero e scherzo di più e una di cui mi fido ciecamente e a cui chiedo consiglio. Loro si accusano a vicenda di essere la mia preferita, senza rendersi conto che lo sono entrambe, a seconda dell’occasione. Mio figlio piccolo invece non ha dubbi: il mio preferito è lui. E non vedo perché dovrei dargli torto.

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Questo articolo è uscito sul numero 1450 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati