Cultura Libri
L’inventore di storie
600 pagine, 20 euro

Arco e frecce, alabarde, cannoni, bombe atomiche: ogni epoca inventa la sua arma meravigliosa. Ma la più potente di tutti non richiede strumentazioni tecniche. È, ovviamente, la parola. Lo era all’inizio e lo sarà alla fine. Un re che non ha chi ne racconta le gesta si perde nel flusso della storia. Al centro del romanzo d’avventura filosofico di Charles Lewinsky ci sono i contadini della Svizzera centrale nell’alto medioevo. Il libro pone la questione della teodicea dal basso, per così dire. Dio è solo un’idea del diavolo per tormentare l’umanità con un ideale irraggiungibile? Diventa subito chiaro che il libro parla anche del potere della letteratura, perché il narratore Eusebius, chiamato Sebi, dalla cui prospettiva guardiamo gli eventi, non è solo un contadino inutile per il lavoro nei campi, ma anche un inventore di storie. Sospetta che questo talento apparentemente inutile abbia i suoi usi: “Penso che se non ci fossero storie, la gente morirebbe di noia come di una malattia”. Allo stesso tempo, scopre che le cose più pazze sembrano avverarsi “se le racconti abbastanza spesso”. Così decide di diventare un cantastorie, un intrattenitore che gira per i villaggi (e non un menestrello classico). Il tono narrativo è sobrio, enfaticamente ingenuo e rustico, ma strizza continuamente l’occhio ai lettori postmoderni.

Oliver Jungen, FrankfurterAllgemeine Zeitung

Il figlio della fortuna
208 pagine, 18,00 euro

Pubblicato originariamente nel 1978, Il figlio della fortuna è un romanzo importante oggi come lo era quarant’anni fa. Definita “archeologa della psiche femminile”, Tsushima ha scritto una narrazione in flusso di coscienza che segue le rivelazioni interiori di Koko, una donna giapponese di quasi quarant’anni che lotta per conciliare i suoi desideri più profondi con la realtà quotidiana. Insegnante di pianoforte part-time e madre single, la cui giovane figlia preferisce vivere con la zia stacanovista e di successo, Koko setaccia attentamente i suoi sogni e i suoi ricordi quando si trova di fronte a una gravidanza non pianificata, dovuta a un incontro occasionale. Scavando nel suo passato, Koko può finalmente afferrare il futuro. Ha respinto le aspettative della società per tutta la vita, e ora conquista una nuova consapevolezza di ciò che si aspetta da se stessa e dalla sua relazione con la figlia. Un romanzo allo stesso tempo potentemente edificante e dolorosamente triste, che rivela la toccante saggezza di Tsushima sulla lotta delle donne con le aspettative della società. Dolentemente autentico nella sua rappresentazione della femminilità giapponese e della maternità con tutti i suoi vincoli, Il figlio della fortuna celebra con sottigliezza le donne che non si conformano. Una meravigliosa lettura femminista.

Kris Kosaka,
The Japan Times

Le piramidi di giorni
237 pagine, 15,00 euro

L’esperienza individuale del tempo è il leitmotiv di questa raccolta di racconti di Daina Opolskaitė. La scrittrice lituana guarda all’esperienza personale del tempo, alla sua totalità, e collega i personaggi come punti in una linea attraverso la quale l’universalità dell’esperienza diventa evidente. Quindici anni: questo è l’arco di tempo su cui sono distribuiti i racconti. Non ci sono riferimenti temporali precisi, quindi possiamo solo intuire il tempo esterno nella misura in cui s’interseca con il tempo interiore dei personaggi. La relazione tra i due piani temporali corrisponde alla relazione tra il mondo vissuto e la realtà esteriore. L’obiettivo di tutti è, ovviamente, quello di far coincidere queste due dimensioni. Nella loro ricerca di un posto per affermarsi nella realtà, i personaggi di questi racconti cercano di rinascere, di ritrovare la vitalità che hanno perso in passato. La restrizione dello spazio, il confinamento del movimento, il vincolo delle forze vitali, tutto questo è espresso nei motivi delle sbarre, dei cancelli, delle catene, del freddo. È come se i personaggi guardassero il mondo attraverso una grata, limitando la loro prospettiva. Il libro alterna la narrazione in prima e in terza persona, ma anche nella narrazione in prima persona c’è uno sguardo esterno, uno sguardo da osservatore. Come una struttura precaria che ondeggia nel vento, la raccolta di Daina Opolskaitė è composta dalle forme più impalpabili del tempo.

Gabrielė Makarevičiūtė,
15 minučių

Se avessi due vite
282 pagine, 18,00 euro

Rosewood ha intessuto una storia di sbalorditiva abilità artistica, devastazione, compassione e consapevolezza sociale. Ogni pagina del suo romanzo di esordio è satura di traumi: abuso, alienazione, aggressione sessuale, crisi d’identità, codipendenza, estorsione emotiva, gli effetti ossessionanti della negligenza e dell’abbandono. Ci si potrebbe aspettare una lettura estenuante. Al contrario, Se avessi due vite ha un tocco di leggerezza che dà ai lettori la sensazione di scivolare attraverso un sogno condiviso. All’età di sette anni, la protagonista senza nome è portata in un accampamento militare vietnamita per vivere con la madre che non vede da quando aveva tre anni. I traumi che sperimenta durante questo periodo la seguono a lungo. A metà dei suoi vent’anni, la ritroviamo sola, immigrata a New York, mentre cerca disperatamente di ricreare due delle relazioni più significative che aveva avuto da bambina. Quando il suo sogno comincia finalmente a prendere forma, la tragedia la colpisce. Rosewood ha costruito un romanzo di formazione in cui la protagonista, piuttosto che trovare le risposte, scopre che è più illuminante convivere con le domande difficili della vita.

Ryan Smernoff, Los Angeles Review of Books

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1439 - 10 dicembre 2021
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