La famiglia Berg è un debutto sensazionale, che mette in ombra la maggior parte della narrativa svedese contemporanea. Testimonia la ricchezza e il potere della letteratura. Gran parte dell’azione si svolge a Göteborg dagli anni ottanta in poi. Al centro c’è un trio: l’editore Martin Berg, un uomo di cinquant’anni in crisi esistenziale che convive con il sogno svanito di diventare un autore; sua moglie Cecilia, intellettuale che ha abbandonato lui e i due figli quindici anni prima; il pittore di successo Gustav Becker, che ha dipinto le sue opere migliori quando frequentava la coppia, spesso avendo Cecilia come modella e musa ispiratrice. Il triangolo vibra di tensioni creative, tra la scelta di sacrificare amori e affetti in nome dell’arte e dell’attività intellettuale e la scelta di rimettersi in riga, di sostenere la propria famiglia, di essere adulti. Altre scintille si sprigionano dall’amore maschile impossibile, dal desiderio femminile di libertà, dal dolore dell’infedeltà, dalla vergogna della dipendenza, della malattia mentale e altro ancora. La famiglia Berg suscita domande sulla letteratura e sul pensiero, sulla libertà e sull’amore, sul modo in cui dovremmo vivere. Sandgren scrive nel solco di Émile Zola, ma a differenza del naturalista francese non sembra voler cambiare il mondo e non si concentra sulla miseria. Il romanzo è vivace e divertente, ma il suo umore fondamentale è la malinconia. Lydia Sandgren ci dà la sensazione sublime di un’infinità di significati e di connessioni.
Carl-Michael Edenborg, Aftonbladet
Mai fidarsi dei componenti dell’Oulipo (Ouvroir de littérature potentielle). Sono in grado di condurre strani esperimenti e imboccare strade secondarie della letteratura. Prendete Hervé Le Tellier. Questo amante della scrittura vincolata, ex astrofisico, dopo dei testi brevi e un’incursione nell’umorismo nero torna oggi con L’anomalia, un romanzo brillante, divertente e sconcertante. Parte con il botto, come un giallo di Mickey Spillane, con un killer dalle identità multiple. Le Tellier usa il pretesto di un volo disastroso tra Parigi e New York per rimescolare le carte della vita. Tra i personaggi di questo romanzo corale c’è Victor Miesel, uno scrittore molto serioso, le cui vendite però rimangono modeste. E c’è André, un architetto, innamorato della sospettosa Lucie. Poi compaiono David e il suo cancro al pancreas, Joanna l’avvocata tignosa, la pop star nigeriana Slimboy… Per questi uomini, donne e bambini in volo sopra l’Atlantico si prepara un evento particolare, una divergenza spazio-temporale, insomma “un’anomalia”. Una meravigliosa opportunità per Le Tellier per porre la questione dell’identità (e del doppio), per fermarsi dalle parti di Stephen King e Georges Perec, e per coinvolgere l’Fbi, l’Nsa e il Pentagono. L’anomalia riesce a porre domande profonde mantenendo il sorriso sulle labbra, a cospargere il quotidiano con un pizzico di magia e a svelare alcune bugie molto umane. Un romanzo incantevole. Christine Ferniot, Télérama
Il romanzo d’esordio di Alka Joshi è nato da una domanda: come sarebbe stata la vita di sua madre senza un matrimonio combinato a diciott’anni? Joshi spiega: “Mia madre studiava psicologia all’università di Agra. Suo padre la richiama a casa nel Rajasthan e le dice: ‘È ora che ti sposi, stai diventando zitella’. Così mia madre entra in questa stanza ed è presentata a mio padre, anche lui giovane e senza nessuna voglia di sposarsi”. In quattro anni i genitori di Joshi ebbero tre figli, e cinque anni dopo la famiglia si trasferì dall’India negli Stati Uniti in modo che il padre della scrittrice potesse conseguire un dottorato. “Mia madre non ha mai avuto poteri decisionali, ma mi ha dato tanta libertà. Volevo restituirle il regalo”, dice Joshi. “Non posso cambiare la sua vita, ma posso cambiarla nella finzione. Posso creare un personaggio che lascia il matrimonio, ritrova se stessa, scopre il suo destino e raggiunge l’indipendenza finanziaria e sentimentale”. Joshi ha lavorato al libro per dieci anni. “Ho perso mia madre un paio d’anni dopo che ho cominciato a scrivere”, racconta. “In quel periodo andavo avanti e indietro con lei a Jaipur, dove è ambientato il romanzo. È stato un momento meraviglioso da condividere”. Elisabeth Egan, The New York Times
Nel giorno del suo quindicesimo compleanno, Atile’i è spedito in mare come sacrificio umano, in linea con l’usanza di Wayo Wayo, un’isola galleggiante come “una piccola conchiglia vuota in una vasca d’acqua”. Nel frattempo a Taiwan la professoressa di letteratura Alice Shih decide di suicidarsi dopo aver perso il compagno e il figlio. Ma qualcosa anticipa entrambe le morti. Un gigantesco accumulo di spazzatura galleggiante nell’oceano Pacifico si schianta nella città marittima dove vive Alice e fa incontrare i due personaggi. Il nuovo romanzo del taiwanese Wu Ming-Yi esplora grandi questioni ecologiche – l’inquinamento degli oceani, la caccia alle foche, l’estrazione mineraria, la conservazione delle foreste – ma appesantisce una narrazione altrimenti brillante con metafore troppo elaborate. Un’onda enorme è “come l’aereo di un falegname gigantesco” mentre l’orecchio di un personaggio è “un animale timido che si nasconde in un boschetto”. Tuttavia, la rappresentazione del regno magico di Atile’i, la sua innocente meraviglia di fronte a questo mondo sconosciuto e oscuro, sono fantasiose e commoventi. Trisha Andres, Financial Times
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