Un po’ come in Svizzera, anche nei Paesi Bassi il dibattito sull’immigrazione sembra interminabile. Per alcuni olandesi le politiche migratorie sono troppo morbide, per altri troppo rigide, per altri ancora il punto è che arrivano gli stranieri sbagliati, cioè troppo spesso poco qualificati e di rado con una formazione specialistica. Ma ora la discussione potrebbe essere arrivata a una svolta perché presto nel paese potrebbe mancare la manodopera. Le ultime statistiche sull’immigrazione mostrano dati sorprendenti: dal 2022 sono sempre di meno gli europei che si trasferiscono nei Paesi Bassi; nei primi nove mesi del 2022 erano arrivate 119mila persone, nel 2024 siamo ad appena un quarto di quella cifra.
Il problema è che l’economia olandese ristagna e quindi attira meno persone? O forse i lavoratori dell’Europa dell’est ora si trovano meglio nei loro paesi? È difficile stabilire con certezza quale sia il motivo del calo, dice Peter Hein van Mulligen, capo economista dell’ufficio centrale di statistica olandese. Ma è possibile che sempre più spesso gli europei preferiscano rimanere a lavorare nel loro paese. Nel continente si annuncia quindi una dura battaglia per la manodopera?
Alcuni elementi farebbero pensare di sì. Per esempio i polacchi che oggi vanno a vivere nei Paesi Bassi sono pochissimi rispetto a due anni fa: erano 7.300, oggi sono 1.800. Nel caso dei tedeschi, il saldo è addirittura negativo. Negli ultimi vent’anni l’economia della Polonia ha registrato una crescita sensazionale e ora nel paese cresce l’immigrazione. Inoltre, la forza lavoro scarseggia e il governo polacco preferirebbe che i suoi cittadini non andassero a lavorare all’estero.
Nei Paesi Bassi i nuovi dati suscitano stupore e allo stesso tempo un certo timore. Il paese non sarebbe più indiscutibilmente attraente per i lavoratori stranieri, ha detto ai giornalisti del quotidiano olandese Nrc Monique Kremer, presidente della commissione per l’immigrazione, un organismo di consulenza del governo sulle politiche migratorie. In Spagna, aggiunge Kremer, la partenza verso i Paesi Bassi è sconsigliata, perché comporta un rischio elevato di sfruttamento e forti difficoltà nella ricerca di un alloggio. L’economia olandese, però, ha bisogno della forza lavoro straniera. Dal 2023 il tasso di mortalità nazionale ha superato quello di natalità e allo stesso tempo l’economia è in crescita: questo significa più posti di lavoro vacanti che disoccupati.
Così il dibattito sull’immigrazione assume toni contraddittori: da un lato ci si lamenta che nel paese c’è un eccesso di immigrati; dall’altro le aziende hanno bisogno di specialisti stranieri per continuare a innovare. Questo vale per il produttore di tecnologie per la fabbricazione di processori Asml e per i suoi fornitori nell’area urbana di Eindhoven. Le imprese sono alla disperata ricerca di specialisti. In Europa ne trovano pochi e si rivolgono ormai all’India e alla Turchia, un dato che si riflette anche nelle statistiche: se l’immigrazione dall’Europa è diminuita drasticamente, quella dall’Asia molto meno.
Pessime condizioni
Sotto pressione è soprattutto l’agricoltura. I Paesi Bassi sono tra i più ricchi d’Europa, soprattutto grazie a un settore dei servizi fortemente connesso con l’economia globale. Ma sono anche il secondo o il terzo più grande esportatore agricolo al mondo. Il settore ha sfruttato troppo a lungo la manodopera straniera a basso costo. Molti dei lavoratori, reclutati soprattutto nell’Europa dell’est, vivono in pessime condizioni. Allo stesso tempo, l’agricoltura intensiva olandese supera a tal punto i valori limite dei nitrati da essere considerata un’attività estremamente nociva per l’ambiente. Kremer preferirebbe che le aziende agricole assumessero specialisti informatici dall’estero piuttosto che braccianti. I professionisti aiuterebbero almeno il settore a produrre in modo più sostenibile. Ma le autorità olandesi non possono scegliersi gli immigrati, perché il loro arrivo dipende da due fattori: dalla domanda di lavoro delle aziende e dagli eventi globali che spingono le persone a spostarsi. ◆ nv
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Questo articolo è uscito sul numero 1593 di Internazionale, a pagina 107. Compra questo numero | Abbonati