Salvo sorprese Luiz Inácio Lula da Silva, del Partito dei lavoratori (Pt), sarà il prossimo presidente del Brasile. Ma per ora mancano l’entusiasmo, l’energia e la speranza che hanno caratterizzato, per esempio, le ultime elezioni presidenziali in Cile. Il nuovo presidente cileno Gabriel Boric, che si insedierà l’11 marzo, incarna il desiderio di un paese più giovane, inclusivo e consapevole delle sfide della crisi climatica. In Brasile l’obiettivo principale non è portare al potere un nuovo progetto sociale e politico, ma sconfiggere il governo di Jair Bolsonaro, che sta divorando il paese dall’interno. Per una parte degli elettori votare Lula non è una scommessa a favore di un Brasile creatore e creativo, ma un modo per contenere i danni in una situazione disperata.

Imparare dagli errori

È una scelta facile per chi ha a cuore la democrazia. Da una parte c’è Bolsonaro, un uomo che ha deliberatamente contribuito alla morte di più di 600mila persone per il covid-19, che ha portato l’Amazzonia vicino a un punto di non ritorno e ha distrutto parte delle istituzioni nazionali. Dall’altra c’è Lula, che nel 2010 ha lasciato il potere con quasi il 90 per cento di popolarità, migliorando la condizione economica di 29 milioni di persone e introducendo politiche pubbliche decisive per l’inclusione dei neri. L’ovvietà della scelta, tuttavia, non cancella la malinconia di un’elezione in cui l’obiettivo principale è allontanare qualcuno dal potere.

Nel 2002, quando fu eletto per la prima volta, Lula era la migliore opportunità che aveva il Brasile per smettere di essere l’eterno paese del futuro e diventare quello del presente. L’ex sindacalista rappresentava la novità.

Oggi, a 76 anni, due mandati presidenziali dopo e con alle spalle un periodo in carcere per corruzione in seguito a un discusso processo giudiziario, il leader della sinistra brasiliana non simboleggia più la speranza e il cambiamento come in passato. I numerosi successi di Lula da presidente ne fanno il favorito, ma non bisogna dimenticare la corruzione diffusa nel Pt e le atrocità commesse durante il suo governo contro l’Amazzonia e i popoli nativi per costruire grandi dighe idroelettriche.

Da sapere
Verso il voto

◆ Le elezioni presidenziali brasiliane si svolgeranno il 2 ottobre 2022. Secondo i sondaggi l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva (del Partito dei lavoratori, sinistra) potrebbe ottenere più del 40 per cento dei voti, contro il 26 per cento dell’attuale presidente Jair Bolsonaro (estrema destra). Gli altri candidati sono il giudice Sérgio Moro, responsabile dell’inchiesta anticorruzione lava jato, e Ciro Gomes, del Partito democratico laburista. Lula ha governato dal 2003 al 2010. Nel 2018 è stato arrestato per corruzione e non ha potuto partecipare alle elezioni presidenziali, in cui era il favorito.


Lula non rappresenta più un’utopia, ma solo ciò che è possibile. Quando al governo c’è un criminale, il possibile è qualcosa a cui aspirare. Ma per ricostruire un paese in rovina serve di più. Lula ha otto mesi per convincere una parte della società che vuole un cambiamento reale, che ha imparato dai suoi errori, che ha seguito almeno un corso intensivo sulla crisi climatica e che formerà un governo con più donne, neri e persone lgbt di quelli precedenti. Un buon inizio, per esempio, sarebbe garantire che non costruirà più centrali idroelettriche in Amazzonia. Lula ha l’esperienza necessaria per sapere che si può essere eletti solo per cacciare chi è al potere. Ma per governare bene bisogna far sognare il popolo.◆ fr

Eliane Brum è una giornalista brasiliana nata nel 1966. In Italia ha pubblicato Le vite che nessuno vede (Sellerio 2020).

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Questo articolo è uscito sul numero 1450 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati