In Verso Bisanzio, una delle sue ultime opere, il poeta William Butler Yeats si lamentava del fatto che la sua anima, intrappolata in un corpo sempre più decrepito, fosse “legata a un animale morente”. Con la nomina di Liz Truss alla guida del governo britannico si fa più forte la sensazione che anche l’Irlanda sia incatenata a una creatura moribonda. In una democrazia in salute, Truss non avrebbe mai potuto neppure immaginare di diventare prima ministra del Regno Unito. È una Theresa May senza serietà e un Boris Johnson senza carisma, una miscela d’ingredienti messi insieme da un cuoco pazzo. Con lei il Partito conservatore ha scelto di chiudere gli occhi di fronte a una realtà sempre più fosca e di rilanciare al gioco del “facciamo finta che”. Con Johnson “facevamo finta che sia il 1940 e che lui sia Winston Churchill”. Con Truss “facciamo finta che sia il 1980 e che lei sia Margaret Thatcher”. Con entrambi si gioca a fare finta che i problemi del paese siano causati dall’Unione europea e che il bulldog britannico, ormai senza guinzaglio, sia pronto a scorrazzare sugli altipiani di una nuova epoca d’oro.

Ma bugie così grandi servono a nascondere qualcosa di altrettanto ingombrante: il declino del Regno Unito. Pensando alla lenta decadenza del paese, il termine di paragone più ricorrente è l’ascesa della Cina. Per avere, però, un termine di paragone migliore basta guardare molto più vicino, ovvero al piccolo paese dall’altra parte del mare d’Irlanda. L’Irlanda ha problemi gravi, nella maggior parte dei casi ben radicati nella sua particolare combinazione di ipersviluppo e sottosviluppo. Ma se la sta cavando meglio del Regno Unito. Venticinque anni fa era più povera, più corrotta e più soggetta al nazionalismo reazionario. Oggi la situazione si è capovolta.

In una democrazia in salute, Liz Truss non avrebbe mai potuto diventare la prima ministra britannica. È una Theresa May senza serietà, un Boris Johnson senza carisma

La vera misura del declino o del progresso di un paese è data dagli standard di vita delle persone comuni. Per secoli gli irlandesi sono emigrati verso le terre britanniche perché lì le condizioni di vita erano migliori. Ora non è più così. In questo secolo si è registrato un drammatico declino della crescita dei redditi delle famiglie del Regno Unito.

Ma ripercorriamo alcuni dei momenti più memorabili della campagna elettorale di Liz Truss. I conservatori sono tornati al potere nel 2010. Nel corso di questo ininterrotto periodo al governo, il reddito medio delle famiglie britanniche ha rallentato la sua crescita. Solo due paesi europei hanno fatto peggio: Grecia e Cipro. Così, mentre Truss e la setta di cui fa parte raccontano che il Regno Unito è stato ostacolato da Bruxelles, la verità è che quasi tutti gli altri paesi dell’Unione europea se la sono cavata molto meglio del Regno Unito, compresa l’Irlanda. Tra il 2007 e il 2018 il reddito medio è salito del 34 per cento in Francia e del 27 per cento in Germania. Nel Regno Unito è diminuito del 2 per cento. E i redditi delle persone comuni in Irlanda sono più alti del 6 per cento rispetto a quelli britannici. È difficile sopravvalutare la natura storica di questo rovesciamento.

Ma non si tratta solo di economia. Se all’inizio di questo secolo vi avessero predetto l’arrivo di una pandemia che avrebbe obbligato i governi a spendere moltissimi soldi pubblici per materiale medico, avreste pensato che i britannici l’avrebbero fatto in modo onesto, mentre gli irlandesi avrebbero concluso accordi poco trasparenti facendo arricchire amici e compari. In realtà è successo il contrario.

Dublino non è un’isola di santi, ma sembra meno corrotta sul piano politico rispetto a Londra. Infine l’Irlanda è meno folle e meno esposta ai colpi di testa del nazionalismo reazionario. Chi potrebbe immaginarsi un governo irlandese che propone qualcosa di così crudele come spedire i richiedenti asilo in Ruanda a bordo di un aereo?

A un patriota inglese d’altri tempi, abituato a guardare dall’alto in basso l’Irlanda come se fosse un posto strano e arretrato, questi paragoni appariranno preoccupanti. Va bene il confronto con i tedeschi, ma essere superati dagli irlandesi dev’essere molto umiliante.

Per poter fare i conti con la realtà però bisognerebbe prima farlo con l’eredità di un partito conservatore che cerca di ripartire da capo in modo ossessivo, cambiando leader al cambiare delle stagioni. E ogni volta ne sforna uno peggiore, in modo che il disastro precedente appaia sotto una luce più favorevole. Truss otterrà di sicuro questo risultato. Farà sembrare Boris Johnson un genio politico, Theresa May una maestra di empatia e David Cameron un faro di sincerità. È un chiaro sintomo di qualcosa che non va.

Legata al destino del suo vicino, che le piaccia o meno, l’Irlanda dovrà sperare che questo rantolo non duri troppo a lungo. Forse l’arrivo di Liz Truss al potere è un ultimo rito, una danza di fantasmi di una tribù disperata. Forse dopo di lei il Regno Unito sarà costretto a fare i conti con la realtà. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1477 di Internazionale, a pagina 42. Compra questo numero | Abbonati