08 novembre 2023 16:54
Pierluigi Longo

“Non abbiamo intenzione di vietare le cose a tre”. Così a dicembre del 2020 l’allora ministra francese con delega alla cittadinanza, Marlène Schiappa, rassicurava gli ascoltatori dai microfoni di Radio J. Le sue parole sono passate alla storia, aggiudicandosi anche un premio per l’umorismo politico involontario (in realtà all’epoca la ministra era impegnata in una lotta alla poligamia). La frase fa sorridere, ma la dice anche lunga sul nostro immaginario erotico: da Le relazioni pericolose (con il terzetto formato dalla marchesa de Merteuil, il visconte di Valmont e madame de Tourvel) a Jules e Jim di François Truffaut, la fantasia di un rapporto a tre fa parte del patrimonio nazionale francese.

Non c’è dunque da stupirsi se nel 2017, secondo l’istituto di sondaggi Ifop, il 17 per cento dei francesi aveva sperimentato il triangolo amoroso, e addirittura il 29 per cento dei parigini! Questo rispettabilissimo risultato si può spiegare con la passione per i rapporti complessi, ma anche con una forma di pragmatismo, dato che l’incontro a tre ricorda moltissimo la versione soft di un’orgia: sesso con più partner, ma tutti sullo stesso letto.

Combinazioni
Nell’immaginario collettivo, il sesso a tre è visto come fantasia maschile per eccellenza, il che non risponde necessariamente al vero. Secondo i dati relativi al 2022 del sito PornHub, in proporzione le donne cercano questo tipo di contenuti più degli uomini. Tuttavia, le cifre dell’Ifop parlano chiaro: fra gli entusiasti del triangolo, gli uomini rappresentano la maggioranza. Questa differenza aiuta a sgomberare il campo da un primo equivoco: nel sesso a tre non c’è un ragazzo ben messo circondato da due bisessuali dedite solo al suo piacere. La maggior parte dei triangoli prevede almeno due uomini, probabilmente tre (nel caso di terzetti gay). Questo non impedisce alla cultura popolare di alimentare il sogno di un’altra e assai meno frequente variante, quella di due donne e un uomo (ricorderete il film di culto Cruel intentions del 1999, oppure Shame del 2011).

Per indicare questa fantasia, internet e l’industria del porno hanno inventato la sigla ffm (female-female-male, donna-donna-uomo), contrapposta a mmf (male-male-female, uomo-uomo-donna). Per praticità, adotterò questa terminologia nel resto della rubrica.

Lo schema ffm è talmente ambito nell’immaginario eterosessuale (“Ho avuto due donne tutte per me e le ho fatte godere tutta la notte!”) che certi furbastri si sono inventati la coppia semi-aperta, la cui apertura si limita agli incontri a tre. La donna può avere altri partner, ma solo a patto che non siano dotati di pene. Gli statunitensi definiscono questa regola one-penis policy (non più di un pene in camera da letto), che spinge molte coppie eterosessuali a importunare donne (mai uomini) bisessuali con proposte di incontri a tre. Donne non necessariamente desiderose di un uomo che si immischi nelle loro avventure al femminile.

E per quanto riguarda lo schema mmf? Secondo uno studio inglese pubblicato nel 2017, questo tipo di incontri serve soprattutto a rafforzare l’amicizia tra uomini, che abbiano o meno una relazione sessuale. Gli uomini rinsaldano un legame sociale condividendo una donna.

Trovare il terzo giusto
Coltivare le fantasie è stupendo, ma metterle in pratica è un altro paio di maniche. L’immagine ideale è quella di una serata in cui, complice l’alcol, le cose sfuggono di mano in modo natuale. Siamo sinceri: questo tipo di scenario è molto raro. E infatti oggi le coppie si affidano a siti come Feeld, Wyylde o Find a threesome per trovare il terzo che soddisfa le loro fantasie, e che in genere è chiamato “unicorno” (nei vostri letti, come nella mitologia, l’unicorno è spaventosamente raro). Chi è allergico alla tecnologia preferisce rivolgersi invece alle centinaia di sex club in Francia.

Diciamo la verità: il sesso a due è già abbastanza complicato. Per i più ansiosi quello a tre può risultare difficile da gestire. E vale sia per le coppie che accolgono il terzo partner, e che a volte scoprono troppo tardi i confini della propria gelosia, sia per l’unicorno, che può sentirsi indifeso di fronte alla complicità sessuale di due che si conoscono bene.

Per scongiurare disastri, occorre quindi fare esattamente come al solito: non dare nulla per scontato, fare domande e ascoltare le risposte. Questa precauzione è ancora più importante visto che la nostra idea di sesso a tre si nutre di un immaginario pornografico particolare: due donne per una fellatio, due uomini per una doppia penetrazione. Pratiche né obbligatorie né molto accessibili ai principianti. Dal punto di vista del consenso, le cose sono semplicissime: non bastano due sì a una certa pratica dato che si è in tre.

Il bello di guardare
Vale sempre la pena ricordare che dovete pensare anche a proteggervi. Più partner significa anche più rischi. Cambiare preservativo per ogni partner potrà sembrare una seccatura o uno spreco di tempo, ma queste piccole pause non v’impediranno di spassarvela. Inoltre, vi daranno l’occasione di tirare il fiato quando siete stanchi. Un incontro a tre non è una maratona: il piacere di guardare è altrettanto intenso del piacere di partecipare. Ciò detto, gli atleti del sesso avranno sicuramente modo di lanciarsi in sperimentazioni ardite: a questo scopo sono disponibili appositi kamasutra (Kama sutra for three, The illustrated guide to threesome sexual positions) e perfino guide come Osez faire l’amour à 2, 3, 4… (La Musardine 2018).

Terminato l’incontro, non dimenticate di ringraziare il vostro unicorno: la gentilezza è importante anche una volta soddisfatta la fantasia. Dopodiché potrete parlare con il partner o la partner abituale: è andato tutto per il verso giusto? La gelosia si è insinuata tra le lenzuola? È stato un successo, un disastro o una serata così così? Dovrebbe essere una conversazione facile, dato che secondo un recente studio condotto negli Stati Uniti, l’87,7 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver raggiunto l’orgasmo durante un incontro a tre. E la maggior parte di loro non vedeva l’ora di rifarlo!

(Traduzione di Francesco Graziosi)

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