In un anno straordinario per la qualità delle uscite, ecco un titolo che ambisce al podio più alto e allo stesso tempo rivela un autore di primo piano. L’olandese Tobias Tycho Schalken da anni attira l’interesse di chi segue il fumetto più sperimentale, se non più folle. La collana Brick, dedicata a opere “estreme”, debutta con questo volume dalla grafica splendida al pari della doppia copertina, bello come un catalogo di una mostra d’arte. È un insieme di quasi tutti gli estremi che l’autore sembra voler unire come se fossero una cosa sola. Schalken, che è artista visivo, presenta qui racconti brevi insieme a illustrazioni, pitture e fotografie d’installazioni. Opere molto belle in cui è difficile cogliere dove cominciano l’installazione, la pittura e la scultura. Allo stesso modo i racconti a fumetti possono essere graficamente molto diversi, opposti, al pari dei temi o delle ambientazioni, pur trovando unità nella disomogeneità stilistica. E tutto converge nel creare un effetto magico di straniamento. Si va dal raccontino western surreale, iconoclasta e parodistico, a storie prive di personaggi dove la narrazione è fuori sincrono rispetto alle immagini, a racconti più intimi che sono un susseguirsi di ombre nere, una potentissima deambulazione nel tempo e nell’oscurità del quotidiano che produce paradossalmente levità, l’anelito a divenire puro spirito contemplativo nel giallore della luce dei lampioni. L’Eldorado. Francesco Boille

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Questo articolo è uscito sul numero 1469 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati