La guerra che dovrebbe essersi conclusa il 19 gennaio passerà alla storia come la “Prima guerra di Kahane” perché è diversa da tutte le altre fatte in precedenza da Israele. L’unica che le somiglia è quella del 1948, che produsse la Nakba, ma le motivazioni erano diverse. Quel conflitto serviva a creare uno stato ebraico; quest’ultimo a creare uno stato fascista.

In Israele è nato lo stato di Kahane (dal nome del rabbino Meir Kahane, fondatore del kahanismo, un’ideologia estremista ebraica che propone il trasferimento forzato di tutti gli arabi nei paesi musulmani o in occidente). La vigliaccheria criminale di Benjamin Netanyahu l’ha reso possibile. Non sono stati solo i partiti di destra neonazisti: è stato, più di ogni altro, proprio il partito Likud del primo ministro a portare il kahanismo al potere.

Il cambiamento profondo avvenuto nello stato ebraico è rappresentato al meglio dalla guerra a Gaza. Quasi ogni aspetto del conflitto è stato pensato per soddisfare l’estrema destra razzista

Il cambiamento profondo avvenuto nel paese è rappresentato al meglio dalla guerra a Gaza. Quasi ogni aspetto di questo conflitto è stato pensato per soddisfare l’estrema destra fascista, razzista e favorevole alle deportazioni. E lo spirito del kahanismo ne ha preso il controllo. Non si tratta solo della crudeltà dell’esercito. Si tratta, soprattutto, di come la crudeltà è stata trasformata in un valore, in un’opportunità, in una risorsa, un miracolo. La crudeltà come qualcosa di cui andare fieri, a cui aspirare, di cui vantarsi, qualcosa da ostentare.

Anche nelle sue guerre precedenti Israele ha commesso azioni atroci. A volte ha cercato di negare, nascondere, smentire, in alcuni casi se n’è perfino vergognato. Non stavolta. Il portavoce dell’esercito presenta con orgoglio l’entità della distruzione e delle uccisioni, sbandierandole come successi per compiacere la destra kahanista, diventata maggioritaria.

Israele aspira all’uccisione e alla distruzione degli arabi per il solo piacere di distruggerli. Un tempo non era così e di certo non ne andava orgoglioso. È un cambiamento notevole, da cui sarà faticoso tornare indietro e che preannuncia un futuro cupo.

Meir Kahane guidava un partito neonazista tutto israeliano che considerava gli arabi, nel migliore dei casi, al pari dei cani. Israele lo mise al bando. L’etica dello “sparare e piangere” del Mapai, il principale partito di sinistra fino agli anni settanta, era ancora prevalente, mentre il Likud era una forza non settaria. Il primo ministro Menachem Begin, e anche il primo governo Netanyahu, conservarono quell’etica. Il tracollo è cominciato con il secondo governo Netanyahu e ha raggiunto l’apice con quello attuale. Di tutti i suoi crimini, questo è il più grande e il più imperdonabile.

In una prima fase il fascismo è stato legittimato e riabilitato. Alcune voci che prima di allora non erano mai state considerate legittime si sono infiltrate nella politica e nei mezzi d’informazione. Ben presto non solo sono state legittimate, ma sono diventate la voce delle masse, del governo e dell’esercito. In radio e in televisione le persone hanno cominciato a dire “Non ci sono innocenti a Gaza”, e a parlare del diritto-dovere di uccidere tutti con la stessa disinvoltura con cui discutevano del meteo.

Alcuni importanti giornalisti hanno manifestato opinioni che prima tenevano nascoste quando si sono resi conto che non solo erano accettabili, ma che conveniva esporle. In Israele questo dibattito un tempo semplicemente non esisteva e non può trovare spazio in nessuna democrazia. Nel frattempo le voci contro la guerra sono state messe a tacere. Perfino la compassione e l’umanità sono state messe al bando. La conquista del dibattito pubblico si è così compiuta.

Nei lunghi mesi del conflitto il kahanismo è diventato la voce dominante di Israele e del suo esercito. Non c’era più differenza tra i comandanti scaturiti dal suolo corrotto delle colonie e i loro colleghi nati dal “meraviglioso” stato ebraico: tutti hanno fatto ogni cosa nello spirito di Meir Kahane, senza eccezioni e senza dissidenti. L’obiettivo era compiacere estremisti come il ministro delle finanze Bezalel Smotrich e il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir. E placare la loro infinita sete di sangue.

L’accordo per gli ostaggi è stato ritardato per settimane, Gaza è stata distrutta, intere aree sono state svuotate dalla popolazione e decine di migliaia di persone sono state uccise. Tutto per soddisfare lo spirito di Kahane e i suoi rappresentanti terreni nell’esecutivo.

È ironico che la prima guerra di Kahane si chiuda ora con il ritiro dalla coalizione di governo del partito Otzma yehudit (Potere ebraico), il cui leader ha già promesso di tornare quando il genocidio ricomincerà. Ma lo stravolgimento si è compiuto, non c’è più bisogno di Ben Gvir e dei suoi simili. Netanyahu e il Likud sono abbastanza kahanisti da portare avanti quella idea. Non c’è più neppure bisogno di scrivere sui muri “Kahane aveva ragione”. ◆ fdl

Questo articolo è uscito sul quotidiano israeliano Haaretz.

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Questo articolo è uscito sul numero 1598 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati