Berlino, 10 novembre 1989. (Dpa/Picture Alliance/Getty Images)

Scrive su Facebook Rebecca Solnit: “Non capisco perché alle persone piace fare previsioni su eventi lontani, come se il presente fosse destinato a rimanere stabile, invece di pensare che nel frattempo ci saranno dei cambiamenti imprevisti. Suppongo sia un modo per gestire le preoccupazioni, ma c’è una cosa che sappiamo di sicuro: dobbiamo accettare l’imprevedibilità del futuro e non sostituirla con false certezze.

Ricordo quando era impossibile che un nero vincesse le elezioni del 2008; ricordo l’illusione diffusa secondo cui l’85 per cento di probabilità di vittoria di Hillary Clinton nel 2016 valeva come il 100 per cento, mentre se più persone avessero ammesso che una probabilità del 15 per cento significa che un evento si realizza abbastanza spesso (circa il 15 per cento delle volte, direi) forse sarebbe stato diverso; sono andata a leggere le notizie del 1989 e ho avuto la conferma che nessuno si era reso conto di cosa stava per succedere nei paesi dell’Europa dell’est. La notte prima che il trattato sul clima di Parigi fosse approvato da 197 nazioni, molte persone intelligenti mi avevano detto che non sarebbe mai successo.

Dobbiamo prepararci all’inaspettato. Presumere di sapere cose che invece non sappiamo significa partire con una mappa sbagliata. Sapere cos’è che non sappiamo è una parte fondamentale della conoscenza e forse l’inizio della saggezza. Se si vuol essere sicuri di se stessi, la fiducia nell’incertezza è un’ottima opzione ed è sempre possibile. Mi chiedo se il motivo per cui le persone presumono che le condizioni attuali si manterranno stabili nel futuro è che non studiano il passato.

Il passato dimostra che il cambiamento è costante e che il mondo in cui viviamo oggi era inimmaginabile fino a pochi decenni fa. Il passato ci fornisce delle mappe da leggere, e quello che si legge è che l’imprevedibilità, la sorpresa e il cambiamento improvviso sono costanti (anche se quello che chiamiamo cambiamento improvviso è spesso il risultato di forze di lunga data che sono state trascurate)”. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1475 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati