L’Italia rischia di diventare peggio di Sodoma e Gomorra. Tra poco le gang di giovani migranti nelle periferie di Milano e Torino sventoleranno le loro carte di identità davanti ai poliziotti che eseguono i controlli perché “hanno ricevuto la cittadinanza in regalo”. E sbufferanno fumo di marijuana in faccia agli agenti, perché lo stato italiano avrà garantito per legge “canne per tutti”. Questo sembra essere il futuro imminente dell’Italia, se si vuole dare ascolto ai partiti populisti di destra, che hanno subito alzato le barricate contro due progetti di legge presentati in parlamento.

La camera dei deputati discuterà, presumibilmente intorno alla metà di luglio, una proposta sulla legalizzazione della cannabis e una che modifica la legge sulla cittadinanza per i minori figli di stranieri. I due disegni sono stati presentati da alcuni parlamentari del Partito democratico, del Movimento 5 stelle e di altri partiti più piccoli di centrosinistra.

Posizioni populiste

Il primo progetto di legge rende legale la coltivazione in casa di quattro piantine di cannabis per uso personale. Già oggi il possesso di piccole quantità di cannabis per il consumo privato non è considerato reato. È un illecito amministrativo che può comportare multe o sanzioni accessorie come il ritiro della patente, tutti provvedimenti che cadrebbero se la legge dovesse passare.

La seconda proposta di legge invece prevede che anche i minori figli di stranieri possano ottenere la cittadinanza italiana. Oggi hanno il diritto di chiederla solo dopo aver compiuto diciotto anni, anche se sono nati in Italia. Se il progetto, chiamato anche ius scholae, passasse, chi è nato o cresciuto in Italia e ha frequentato regolarmente sul territorio nazionale almeno cinque anni di scuola (primaria, secondaria di primo e di secondo grado), può diventare cittadina o cittadino italiano. Un disegno di legge che riguarda circa novecentomila minorenni. Altri cinquecentomila figli di immigrati, che hanno già compiuto diciotto anni e hanno chiesto la cittadinanza italiana, possono sperare di velocizzare le procedure.

Secondo Matteo Salvini, leader della Lega, lo ius scholae è “follia”. La cittadinanza italiana verrebbe regalata alle “baby-gang” e aggiunge che al momento ci sarebbero altre priorità: “Concentriamoci sulle bollette di luce e gas o sugli stipendi”.

Dello stesso avviso è anche il partito di estrema destra Fratelli d’Italia (FdI), che contrariamente alla Lega non fa parte del governo guidato da Mario Draghi. Gli ultimi sondaggi la danno tra il 22 e il 23 per cento delle preferenze, nettamente sopra la Lega ma nonostante questo, ancora una volta, la forza guidata da Giorgia Meloni partecipa alla gara per la posizione più populista. Il capogruppo dei parlamentari di Fdi alla camera dei deputati, Francesco Lollobrigida, ha detto che di fronte a “guerra, siccità, crisi economica, inflazione alle stelle, la maggioranza impegna il parlamento a discutere di legalizzazione della droga e cittadinanza facile agli immigrati”.

Mentre i partiti di destra si vedono come i rappresentanti dei più poveri, al contrario di una presunta sinistra elitaria, cittadine e cittadini vedono le cose diversamente. In un recente sondaggio condotto da Quorum/Youtrend per l’ong ActionAid, il 60 per cento degli intervistati si è detto a favore della riforma della cittadinanza, e a sostenerla c’è anche il 48 per cento degli elettori della Lega. La chiesa cattolica difende la proposta. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni, spera “che le ragioni e la realtà prevalgano sui dibattiti ideologici” e che la legge sia approvata. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1468 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati