Economia e lavoro

La Shell cambia volto

Londra, Regno Unito, 16 novembre 2021 (ANDY RAIN, Epa/Ansa)

Il 15 novembre la Royal Dutch Shell ha annunciato che riorganizzerà la sua complessa struttura societaria, divisa tra i Paesi Bassi e il Regno Unito, spostando la sede centrale e la residenza fiscale dall’Aja a Londra, scrive il Financial Times. La ristrutturazione prevede anche che il colosso energetico accorci il suo nome, eliminando Royal Dutch e lasciando solo Shell. Il piano, che sarà votato dagli azionisti a dicembre, arriva mentre l’azienda sta subendo forti pressioni dagli investitori e dai gruppi ambientalisti per la sua politica sulle emissioni di anidride carbonica, considerata poco coraggiosa. Il cambio di residenza, spiega il quotidiano britannico, sembra fatto apposta per tenere buoni gli azionisti: mentre la Shell cerca un modello aziendale più verde e quindi investe meno nel petrolio, nelle loro tasche arriveranno più soldi grazie ai prezzi più alti dell’energia e soprattutto grazie alla nuova struttura incentrata sul Regno Unito, che permetterà di evitare i limiti sul riacquisto di azioni proprie. ◆

Un’innovazione epocale

tecnologia

“Il 15 novembre 1971 il mondo cambiò per sempre, e quasi nessuno se ne accorse”, scrive il Wall Street Journal. Sono trascorsi cinquant’anni, infatti, da quando fu lanciato il primo processore della storia, l’Intel 4004, un progetto guidato dal fisico italiano Federico Faggin. Un’innovazione che ha migliorato in modo esponenziale la vita delle persone e l’economia. Oggi i processori sono presenti in qualunque prodotto, e proprio ora il mondo è alle prese con la loro carenza. “La maggior parte della ricchezza creata dopo il 1971 è il risultato del 4004”, osserva il quotidiano. “Dalla tecnologia fino alla finanza e al commercio al dettaglio”.

Ancora un record di dimissioni

A settembre del 2021 circa 4,4 milioni di statunitensi, pari al 3 per cento della forza lavoro, si sono dimessi, facendo registrare un nuovo record rispetto ai 4,3 milioni del mese precedente, scrive il Washington Post. Inoltre, molte aziende non riescono a trovare nuovi dipendenti o a trattenere quelli che hanno e offrono paghe e bonus più alti.

Prezzi alle stelle in Europa dell’est

L’aumento dei prezzi delle materie prime, le difficoltà di approvvigionamento, la carenza di manodopera e gli aumenti salariali stanno facendo salire i prezzi nell’Europa orientale. Come scrive Le Monde, a ottobre in Romania l’indice dei prezzi al consumo è salito del 7,9 per cento rispetto allo stesso mese del 2020. Il prezzo del gas, in particolare, è cresciuto del 46 per cento. Nello stesso periodo nella Repubblica Ceca l’inflazione è aumentata del 5,8 per cento, in Ungheria del 6,5 per cento e in Polonia del 6,8 per cento. Il gruppo di studio britannico Oxford Economics prevede che quest’anno i prezzi nell’Europa centrale e orientale saliranno del 7 per cento, contro il 3,7 per cento previsto nell’eurozona.

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1436 - 19 novembre 2021
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