Economia e lavoro

Travolti dalla Ftx

Il clamoroso fallimento della borsa di criptovalute Ftx ha travolto il piccolo stato insulare delle Bahamas, nei Caraibi. Qui, racconta il Wall Street Journal, l’azienda statunitense aveva promesso d’investire 4,5 milioni di dollari in un ambizioso progetto che prevedeva la costruzione di una nuova sede. Il fallimento ha bloccato tutto, danneggiando tra l’altro centinaia di lavoratori locali. L’economia delle Bahamas dipende dal turismo e dalla finanza off shore , che contribuiscono all’85 per cento del pil nazionale. Il governo guidato da Philip Davis, in carica da un anno, si proponeva di far diventare il paese un centro del nascente mercato delle criptovalute.

Un nuovo fallimento

Il 28 novembre la BlockFi, azienda d’investimenti e crediti in criptovalute, si è dichiarata insolvente, scrive la Bbc. L’azienda aveva già congelato la maggior parte delle sue attività a causa degli stretti legami con l’Ftx, la borsa di criptovalute fallita il 10 novembre, da cui era stata salvata all’inizio del 2022 e che oggi è tra i suoi principali creditori.

Va bene anche senza la laurea

La carenza di lavoratori sta spingendo le aziende a eliminare uno dei principali requisiti per molti posti ben pagati: la laurea. Grandi aziende come l’Alphabet (la casa madre di Google), la Delta Air Lines e l’Ibm, scrive il Wall Street Journal, hanno ridotto i titoli di studio richiesti per certe mansioni, puntando di più sull’esperienza e sulle capacità del lavoratore. Ha fatto lo stesso lo stato del Maryland per gli impieghi nell’amministrazione pubblica. Secondo una ricerca del Burning glass institute, un gruppo di studio che si occupa del futuro del lavoro, a novembre negli Stati Uniti i lavori per cui è richiesta la laurea erano il 41 per cento del totale, contro il 46 per cento registrato nel 2019, prima della pandemia.

Musk contro la Apple

Str/NurPhoto/Getty

Il 28 novembre Elon Musk (nella foto) ha accusato la Apple di voler bloccare l’app di Twitter sull’App Store, una decisione che limiterebbe l’accesso di nuovi utenti al social network appena comprato dal miliardario, scrive il New York Times. Musk ha dichiarato che è una forma di censura, su cui l’azienda di Cupertino non ha fornito spiegazioni. E ha aggiunto che la Apple ha ridotto bruscamente la sua spesa per la pubblicità su Twitter. “Con le sue accuse”, commenta il quotidiano, “Musk potrebbe scatenare una guerra contro la Apple, che ha un grande potere sulle imprese tecnologiche”. L’App Store è il canale attraverso cui gli utenti dell’iPhone e dell’iPad di tutto il mondo possono scaricare app sui loro dispositivi. Un potere simile è esercitato da Google, che distribuisce l’app di Twitter per i dispositivi con sistema operativo Android. Le accuse di Musk arrivano mentre il congresso degli Stati Uniti sta esaminando l’Open app markets act, una proposta di legge che si propone di dare agli sviluppatori un maggiore controllo sulle loro app. ◆

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1489 - 2 dicembre 2022
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