Il clima a cui un tempo eravamo abituati modellava il comportamento dell’acqua a cui eravamo abituati: quando e quanto pioveva, quando e come si scioglieva la neve, quale acqua arrivava sotto forma di neve e quale sotto forma di pioggia. Il caos climatico sta cambiando tutto: l’acqua arriva in forme torrenziali e inedite o manca del tutto, creando siccità drammatiche, mentre l’aridità del suolo, dei prati e delle foreste crea condizioni ideali per gli incendi.

L’acqua, quando arriva nel momento giusto e nella quantità giusta, è una benedizione. Ma quando il tempo e il modo sono alterati, può essere un flagello, come abbiamo visto con le recenti inondazioni che hanno colpito il pianeta. Durante il dibattito tra i candidati alla vicepresidenza degli Stati Uniti, il governatore del Minnesota Tim Waltz ha sottolineato che gli agricoltori del suo stato “sanno bene che il cambiamento climatico è reale. Hanno vissuto una siccità mai vista in cinquecento anni e subito dopo inondazioni mai viste in cinquecento anni”. Gli agricoltori di tutto il mondo devono affrontare inondazioni, siccità e fenomeni climatici imprevedibili.

I fenomeni climatici attuali sono più improvvisi e pericolosi rispetto a vent’anni fa. Parte del rischio deriva dal caldo, ma anche l’acqua ha un ruolo di primo piano nella crisi ambientale

Le piogge provocate dall’uragano Helene nel sudest degli Stati Uniti alla fine di settembre si sono trasformate in un diluvio sul fiume Nolichucky, nel Tennessee orientale. All’apice dell’emergenza, il flusso del fiume era doppio rispetto a quello consueto delle cascate del Niagara. L’acqua che si è riversata nel Nolichucky e in altri corsi d’acqua ha scavalcato le dighe, alimentando il terrore che potessero crollare.

In North Carolina l’acqua ha devastato edifici, strade e interi quartieri, uccidendo persone e animali. Il vento ha abbattuto alberi in tutta la regione, anche perché la presa delle radici era indebolita da un suolo saturo di pioggia. Le strade, i ponti, le linee di comunicazione e altre infrastrutture sono state spazzate via. Gli scienziati del Lawrence Berkeley National Laboratory ritengono che “durante il passaggio dell’uragano Helene, in alcune aree della Georgia, del North Carolina e del South Carolina il cambiamento climatico potrebbe aver causato un aumento del 50 per cento delle precipitazioni”.

La quantità d’acqua che Helene ha scaricato lungo il suo percorso di ottocento chilometri è sconvolgente: 15mila miliardi di litri secondo i calcoli di uno scienziato. È come se qualcuno avesse riversato l’intero lago Tahoe sulla regione, o se lo stato del North Carolina fosse sommerso sotto un metro d’acqua. Uno dei paradossi della situazione ad Asheville e in altri centri abitati colpiti dagli uragani e dalle inondazioni è che l’acqua è ovunque – seppur fangosa – ma considerando i danni alla rete idrica, le interruzioni di corrente e le fonti contaminate, quella per bere e lavarsi scarseggia.

Già in passato la regione era stata colpita da alluvioni, ma stavolta si è trattato di un vero disastro climatico. In tutto il mondo le inondazioni stanno martoriando intere regioni. Le peggiori sono state quelle che nel 2022 hanno travolto un terzo del Pakistan. Le inondazioni di aprile e maggio nel sud del Brasile hanno costretto più di ottantamila persone a lasciare le proprie case provocando 150mila feriti, e il 29 maggio hanno ucciso 169 persone.

Le ripetute alluvioni nel New England e nella regione di Houston sono tra i disastri climatici che hanno colpito gli Stati Uniti, mentre gli effetti delle inondazioni si sono fatti sentire nel Regno Unito, nell’Europa continentale, in Giappone e in diversi paesi africani. Secondo la Croce rossa a settembre “in Ciad 1,5 milioni di persone sono state colpite dalle alluvioni”. Le inondazioni non sono un fenomeno nuovo, ma l’intensità e la frequenza degli eventi catastrofici recenti non hanno precedenti. La crisi climatica è una crisi d’acqua.

Oggi viviamo in un pianeta molto più violento di vent’anni fa. I fenomeni climatici di allora oggi ci sembrano quasi pacifici e prevedibili. Quelli attuali, invece, sono più improvvisi e più pericolosi. Parte del rischio deriva dal caldo, ma anche l’acqua ha un ruolo di primo piano nella crisi climatica. Come ci ricordano i climatologi con un’equazione elementare, l’aria surriscaldata contiene più acqua. Questo significa che un surriscaldamento maggiore creerà un aumento della pioggia. La crisi climatica altera anche le tendenze dei venti e delle correnti oceaniche, rendendo imprevedibile il luogo in cui pioverà e la dinamica delle precipitazioni. I disastri epocali si ripetono uno dopo l’altro.

All’origine della violenza dei fenomeni climatici estremi c’è l’industria dei combustibili fossili. C’è la sua firma sulle tempeste, le case distrutte, le vite stravolte e i chilometri di fango. Oggi comprendiamo il cambiamento climatico con precisione, sia nelle sue cause sia nelle conseguenze, e sappiamo quali sono le soluzioni. Siamo anche consapevoli degli ostacoli. Il più ostico è rappresentato dall’industria dei combustibili fossili e dai politici che la proteggono . ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1584 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati