Per arrivarci bisogna salire, lasciarsi alle spalle il rumore dei clacson di una rotonda del centro e imboccare una strada ripida. Alla fine ci si ritrova davanti alla vetrina della Libreria dei popoli neri di Yaoun­dé, la capitale del Camerun. Attaccato a un palo c’è un cartello del Centro nazionale del libro francese, che la indica come “libreria francofona di riferimento”.

Il posto è tranquillo: si sentono solo i commessi indaffarati vicino agli scaffali. I titoli dei libri esposti vicino all’entrata danno l’idea dell’atmosfera all’interno: Monsieur le président, partez! (Signor presidente, se ne vada!), Les années Biya (Gli anni di Biya), L’ange du chaos (L’angelo del caos). Criticano tutti Paul Biya, l’autoritario presidente del Camerun dal 1982, che alle presidenziali dello scorso 12 ottobre è stato rieletto per un ottavo mandato.

Poco più in là Ambroise Kom, 79 anni, ci accoglie nel retrobottega pieno di cartoni che fa anche da ufficio. Occhiali squadrati, camicia grigia sotto la giacca blu e sorriso affabile, continua ad avere l’aria del professore di lettere, il mestiere che ha fatto per una vita. Oggi gestisce la libreria e precisa che i volumi all’ingresso sono stati dei best seller in campagna elettorale. “Ne abbiamo vendute decine di copie, se non centinaia. Le persone vogliono scoprire i retroscena del potere. È un tema che interessa sempre di più perché da qualche anno ci sono giornalisti, docenti universitari e politici che scrivono di politica locale”, spiega.

Kom ci indica anche Le choix de l’espoir. Lettres de prison 2012-2025 (La scelta della speranza. Lettere dal carcere 2012-2025), scritto dell’ex ministro Marafa Hamidou Yaya, rinchiuso in carcere a Yaoundé dal 2012. Il libro è una critica molto dura del sistema di potere attuale e ha venduto molto bene.

Ma nonostante questi i risultati, fare il libraio in Camerun è difficile. “Lo stato non si sforza di favorire lo sviluppo del settore. Il 90 per cento dei libri esposti sono importati dall’estero, e quindi comportano tasse molto alte. Un libro importato costa tra diecimila e i ventimila franchi cfa (tra i 15 e i 30 euro), e a quel prezzo leggere diventa un lusso. Noi librai guadagniamo quel poco che basta per tirare avanti. Al regime non interessa spingere i camerunesi a leggere”, dice seccato.

L’eredità di Mongo Beti

All’ingresso della libreria, con delle grosse trecce attorcigliate sul capo e una catena dorata al collo, Françoise Mbende, 53 anni, tiene gli occhi fissi su uno schermo. È lei a occuparsi degli inventari. Lavora alla libreria dal 1999, quando si trovava ancora nella sua prima sede, a Tsinga, un quartiere più lontano dal centro. Fu assunta dal fondatore Mongo Beti, ci dice rivolgendo lo sguardo a un grande ritratto in bianco e nero. L’uomo con le braccia incrociate sembra ancora sorvegliare il negozio.

“Mongo Beti era uno scrittore essenzialmente politico”, spiega, “ed è normale che qui regni il suo spirito”. Il grande autore camerunese di romanzi e saggi gravitò a lungo intorno al mondo dell’editoria in qualità di editore, insegnante e libraio. Critico della colonizzazione e di quello che è venuto dopo – la cosiddetta Françafrique, cioè il sistema di influenza economica e politica imposto da Parigi nelle ex colonie – ha vissuto a lungo in esilio. Nel 1972 scrisse Main basse sur le Cameroun (Le mani sul Camerun), uno dei suoi libri più famosi, che fu censurato in Francia su richiesta del governo camerunese. All’inizio degli anni novanta Beti tornò nel paese d’origine con l’idea di avviare un’attività agropastorale sui terreni che gli aveva lasciato il padre, per aiutare la famiglia. Ma, come racconta il suo vecchio amico Kom, “dopo qualche anno si rese conto che non funzionava, che stava perdendo tempo. La famiglia, i suoi cugini e i nipoti non volevano lavorare la terra. Gli dicevano: ‘Tu vieni da mbeng (dall’occidente) e vuoi farci lavorare. Piuttosto, dacci i soldi’. Per lui fu un duro colpo, probabilmente fu quello a ucciderlo. Ma prima si dedicò a quello che conosceva meglio e nel 1994 fondò questa libreria”.

Alla sua morte, nel 2001, la moglie Odile prese le redini dell’attività. Ma, vivendo in Francia, non poteva occuparsene, così alcuni librai rilevarono quote della libreria. Da allora il potere politico, come aveva fatto in passato con gli scritti di Beti, sorveglia con attenzione la libreria.

Un assiduo frequentatore del negozio, Jean-Aimé Ganty, ha pubblicato una raccolta di testimonianze che rendono omaggio a un amico morto. “Sono un appassionato di scrittura e di lettura”, confida l’uomo, laureato in chimica e in scienze della comunicazione. “Questa libreria, dove cerco di venire appena posso, è il nostro spazio di libertà”.

Ma la libertà può essere messa in discussione. Nel 2021 Maurice Kamto, il principale oppositore di Biya, già candidato alle presidenziali del 2018, è andato a presentare alla Libreria dei popoli neri la raccolta di poesie Territoires insoumis (Territori ribelli). Quel giorno c’era una folla ad ascoltarlo.

Proteste violente

◆ Dopo la proclamazione dei risultati delle elezioni presidenziali del 12 ottobre 2025, in Camerun sono scoppiate violente proteste contro la vittoria di Paul Biya, 92 anni, al potere dal 1982, che ha ottenuto un ottavo mandato di sette anni. Negli scontri tra i manifestanti e le forze di sicurezza, avvenuti in varie città del paese tra cui Yaoundé, Garoua e Douala, sono morte almeno 48 persone, come ha rivelato una fonte delle Nazioni Unite all’agenzia Reuters. Il 31 ottobre, il 2 e il 5 novembre sono state organizzate altre giornate di protesta, che hanno visto la paralisi dei servizi essenziali nelle grandi città, su invito del principale sfidante
di Biya, Issa Tchiroma Bakary, arrivato secondo alle elezioni.


“All’incontro erano presenti molti poliziotti in borghese, che si riconoscevano facilmente per il modo in cui prendevano appunti o si guardavano intorno”, racconta Mbende. Il giorno dopo Kom ha visto arrivare in libreria un commissario di polizia. “Mi ha chiesto: ‘Ma come, avete chiamato Maurice Kamto?’”, ricorda. “Io gli ho fatto notare che non dovevamo chiedere il permesso a nessuno e che invitavamo a parlare molti autori, tutti gli autori. I nostri appuntamenti sono pubblici. Era un tentativo d’intimidirci, ma nella mia vita ho visto di peggio”.

Kamto non ha partecipato alle ultime presidenziali: la sua candidatura non è stata accettata, ufficialmente perché il suo partito aveva presentato più nomi. Un impedimento probabilmente orchestrato dalle autorità e criticato da molti osservatori locali. Anche gli scrittori subiscono di queste pressioni: alcuni, dopo aver ricevuto varie minacce di morte, sono stati costretti a lasciare il paese. Come il giornalista Haman Mana, autore del volume di settecento pagine Les années Biya. Chro­nique du naufrage de la nation camerounaise (Gli anni di Biya. Cronaca del naufragio della nazione camerunese, uscito nel 2025), che oggi vive negli Stati Uniti.

Fino ad alcuni anni fa certi libri non arrivavano neanche sugli scaffali: La révolte anglophone (La rivolta anglofona) di Pa­trice Nganang, autore che ha avuto numerosi problemi con il regime, è stato bloccato alla frontiera nel 2018. Oggi tutti i testi “provocatori” – come li definisce Kom – sono stampati in Camerun. Ma comunque vari ispettori si presentano in libreria. “A quelli dei servizi di igiene abbiamo risposto che non siamo un ristorante. Agli esattori delle tasse abbiamo detto che avevamo pagato tutto. Ma non c’è niente da fare: ci provano in tutti i modi”, si dispera il professore.

Alcuni ragazzi passano tra gli scaffali alla ricerca di testi di matematica. L’80 per cento dei libri stampati in Camerun sono per la scuola e comprarli è obbligatorio. In questo settore, il più importante dell’editoria nazionale, la Libreria dei popoli neri è svantaggiata. “In Camerun è il governo a scegliere i testi da usare in classe”, spiega Kom. “Questi manuali sono venduti solo in alcune librerie: lo scopo ovviamente è favorire certi commercianti o alleati politici”.

Intanto Mathias Eric Owona Nguini si aggira tra le sezioni: diritto, filosofia, politica. Il professore di scienze politiche all’università Yaoundé II sta curiosando. Con una voce esile, che contrasta con il suo fisico imponente, dice: “Leggo di tutto, soprattutto giornali, ma anche i saggi sull’attualità politica. Ci permettono di capire un po’ meglio quello che succede in questo paese”. ◆ adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1639 di Internazionale, a pagina 64. Compra questo numero | Abbonati