La cultura economica dominante in Germania prevede che i governi e le banche centrali debbano legarsi le mani per essere liberi dalla pressione della ricerca del consenso: i tetti al debito e al deficit e i divieti di salvataggio servono a impostare una politica equilibrata e sana. Ma ora la rigidità di quelle regole sta paralizzando il governo di Berlino, invece di renderlo libero. L’esecutivo guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz ha provato a trasferire sessanta miliardi di euro di debito, stanziati per finanziare misure contro il covid che si sono rivelate superflue, a un fondo per la transizione ecologica. Alcuni parlamentari cristianodemocratici della Cdu e dei loro alleati bavaresi della Csu ha presentato un ricorso alla corte costituzionale, che ha bloccato l’operazione.

Il risultato: è a rischio non solo la transizione ecologica (mancano sessanta dei 177 miliardi previsti), ma anche il resto della politica economica, perché il governo ora cerca di tappare il buco recuperando risorse altrove (anche dagli aiuti promessi all’Ucraina). Negli Stati Uniti i repubblicani riescono a tenere in ostaggio il paese con un tetto al debito che un paio di volte all’anno lo porta a un passo dall’insolvenza. Ora la Germania sta replicando il modello. Almeno, visto il caos domestico, non proverà più a imporlo al resto d’Europa, si spera. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1539 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati