Per mesi gli investitori hanno seguito in modo quasi ossessivo tutti gli indicatori dell’inflazione: i segnali di un raffreddamento dei prezzi – o perfino di una recessione – facevano salire le borse, perché indicavano che le banche centrali avrebbero presto ridotto i tassi d’interesse.

Oggi la stessa attenzione un po’ morbosa è riservata alle vendite di auto elettriche. Il 2024 è partito fiacco sia per la statunitense Tesla sia per la cinese Byd, le due aziende che si contendono il primato di produttori di auto con motore elettrico. Nei mesi scorsi un po’ tutti i grandi gruppi automobilistici avevano cominciato a ridurre i prezzi per cercare di guadagnare quote in un mercato in crescita ma che si regge ancora molto sugli incentivi pubblici alla domanda.

Il problema è proprio che quella domanda non decolla o, almeno, non quanto si sperava. Nel 2023 l’industria automobilistica mondiale ha prodotto 10,5 milioni di auto elettriche, e in base alle proiezioni attuali dovrebbe fabbricarne diciotto milioni nel 2025. Ma non è affatto chiaro se ci sarà qualcuno disposto a comprarle.

L’auto elettrica è solo una bolla? No, perché è decisiva per la transizione ecologica. Ma i produttori dovranno ridurre i prezzi. Parecchio. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1557 di Internazionale, a pagina 110. Compra questo numero | Abbonati