20 maggio 2015 11:20
Palestinesi protestano a Ramallah, in Cisgiordania, il 19 maggio, per chiedere l’espulsione di Israele dalla Fifa. (Abbas Momani, Afp)

Israele rischia di essere sospeso dalla Fifa, la federazione calcistica internazionale, dopo che i palestinesi hanno denunciato discriminazioni verso i loro giocatori nei Territori occupati. L’associazione calcistica palestinese ha dichiarato che porterà la questione al congresso della Fifa, previsto a Zurigo il 29 maggio. Gli unici due paesi che sono stati sospesi dalla Fifa in passato per ragioni simili sono il Sudafrica, a causa dell’apartheid, e la Jugoslavia.

Jibril Rajoub, il capo dell’associazione calcistica palestinese, ha detto al Guardian che spera che Israele sia sospeso dalla Fifa, la sanzione più severa prima dell’espulsione. Se la richiesta palestinese fosse accolta, le squadre di calcio israeliane non potrebbero più competere nei campionati internazionali.

Per essere approvata, la sospensione di Israele dovrebbe ottenere i due terzi dei voti dell’assemblea della Fifa, composta da 209 membri.

Oggi il presidente della Fifa Joseph Blatter è in visita a Gerusalemme per trovare un accordo tra le due parti. Blatter incontrerà il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen. Blatter non ha il potere di fermare la votazione, ma sta cercando di trovare un accordo prima che la risoluzione arrivi all’assemblea. I punti principali della denuncia dell’associazione calcistica palestinese sono: “I trattamenti umilianti perpetrati dalle autorità israeliane alla frontiera verso i calciatori palestinesi e i funzionari di associazioni calcistiche internazionali” e le “azioni violente delle forze di sicurezza israeliane durante le partite di calcio. Tra le azioni violente: la sospensione delle partite, gli arresti, la chiusura di club calcistici nelle zone sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese”.

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