09 giugno 2015 15:50

Un nuovo sciopero dei trasporti di ventiquattr’ore ha paralizzato alcune zone dell’Argentina. I sindacati protestano contro le imposte sul reddito e l’inflazione alta. Si tratta del secondo grande sciopero in tre mesi, il quinto contro l’amministrazione di Cristina Fernández de Kirchner, e riguarda autobus, treni, aerei e metropolitana, la raccolta dei rifiuti, il trasporto merci e le attività portuali. Durante lo sciopero precedente, il 31 marzo, i manifestanti hanno bloccato il ponte Pueyrredón e molte aziende e scuole sono rimaste chiuse. Il nuovo sciopero è stato indetto in piena campagna elettorale, quando mancano pochi giorni per chiudere le liste definitive in vista delle presidenziali dell’ottobre 2015.

Secondo i dati ufficiali, l’anno scorso l’inflazione in Argentina ha raggiunto il 24 per cento, ma alcune valutazioni di analisti privati hanno calcolato che in realtà era vicina al 40 per cento. Il 5 giugno il valore del peso argentino nei confronti del dollaro statunitense ha toccato il minimo storico: per avere un dollaro ci vogliono nove pesos. I sindacati sostengono che gli aumenti dei salari stabiliti per adeguare le paghe all’indebolimento della valuta nazionale rischiano di far superare a molti lavoratori la soglia di reddito che garantisce l’imposizione fiscale più bassa e quindi chiedono al governo di abbassare le tasse per aiutarli.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it