12 giugno 2015 10:37
Franco Gabrielli, appena nominato prefetto di Roma, il 3 aprile 2015 (Vincenzo Livieri, Lapresse)

Il governo italiano sarebbe pronto ad affidare la gestione del Giubileo al prefetto di Roma Franco Gabrielli. Secondo la stampa italiana, Ignazio Marino resterebbe sindaco della capitale, ma si vedrebbe sfilare dalle mani la competenza sull’evento che si apre l’8 dicembre e si conclude nel novembre del 2016. I cronisti politici danno per certo e imminente questo parziale commissariamento della città: non sarà il primo cittadino (non coinvolto nelle indagini di Mafia capitale, ma indebolito politicamente) a gestire gli appalti e i fondi per l’organizzazione del Giubileo, ma una personalità tecnica e super partes, che nelle intenzioni del governo dovrebbe garantirne la trasparenza.

Il consiglio dei ministri straordinario di ieri pomeriggio doveva approvare un decreto sui fondi agli enti locali in cui era contenuto anche un capitolo sul Giubileo: un finanziamento di 500 milioni e l’affidamento dell’organizzazione al prefetto Gabrielli. Il Corriere della Sera cita uno stralcio del testo: “Al fine di assicurare il regolare svolgimento del Giubileo straordinario della misericordia, il prefetto di Roma (…) prevede, per la durata dello stesso Giubileo, ad assicurare il raccordo operativo tra le attività delle amministrazioni dello Stato interessate e le funzioni svolte dalla Regione Lazio, dalla città metropolitana e da Roma Capitale”.

Eppure, all’ultimo momento il decreto è saltato. I motivi dello slittamento sarebbero insieme tecnici e politici. Il quotidiano economico Il Sole 24 ore spiega che i 500 milioni di euro per il Giubileo non sono fondi statali, ma saranno stornati dalla copertura del debito della capitale e, in parte, recuperati dalla cessione di alcuni immobili a Cassa depositi e prestiti. In sintesi: non sono soldi di cui può disporre il governo, ma il sindaco. Quindi prima di assegnare il finanziamento, Matteo Renzi e l’esecutivo devono nominare ufficialmente commissario il prefetto Gabrielli. Ma le ragioni per cui all’ultimo momento il testo non è stato votato sono anche di natura politica, secondo la Repubblica: “Alcuni dicono che la norma non fosse perfetta, quindi da riscrivere. Altri immaginano un Marino furioso per questo primo concreto scollamento tra la sua posizione e la posizione del Partito democratico. Proprio mentre l’inchiesta travolge il Campidoglio. La verità è che il Pd sta provando a convincere il sindaco ad accettare un sostegno”.

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