In un’audizione alla commissione lavoro della camera dei deputati l’Istat ha presentato, l’8 ottobre, alcuni dati sulla disparità di genere tra i pensionati italiani. La direttrice del dipartimento per le statistiche sociali e ambientali dell’Istituto nazionale di statistica, Linda Laura Sabbadini, ha sottolineato che le differenze di genere tra i pensionati sono elevate in tutto il paese, e che sono maggiori al nord. Inoltre “le donne sono la maggioranza dei pensionati ma assorbono solo il 44,2 per cento della spesa pensionistica”.
L’analisi dell’Istat prende in considerazione i dati relativi a chi attualmente è in pensione, ma propone anche delle strategie da seguire per diminuire le disparità di genere tra i futuri pensionati. Le conclusioni dell’indagine suggeriscono che le disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro, quelle nell’organizzazione dei tempi nella famiglia e la scarsità di servizi sociali per l’infanzia saranno le cause principali delle future disparità.
Ecco alcuni dati che sono stati illustrati durante l’audizione.
Maternità e interruzione del lavoro
- Nel 2005 le neomadri occupate che avevano lasciato o perso il lavoro era pari al 18,4 per cento. La percentuale è salita al 22,3 per cento nel 2012.
- Più del 25 per cento delle donne con meno di cinquant’anni interrompe l’attività lavorativa per motivi familiari: per più della metà dei casi si tratta della nascita di un figlio. Nel 60 per cento dei casi le interruzioni del lavoro si prolungano per almeno cinque anni.
- Nelle coppie con figli il 72 per cento delle ore di lavoro di cura in famiglia è svolto dalle donne.
Precariato e part time
- Tra le lavoratrici, i contratti di tipo part time sono cresciuti dal 21 per cento nel 1993 al 32,2 per cento nel 2014.
- Il 69,1 per cento degli uomini ha avuto un percorso standard, ovvero privo di contratti atipici (a progetto, collaborazioni occasionali), contro il 61,5 per cento delle donne. Questi dati sono relativi agli occupati con età compresa tra i 16 e i 64 anni e sono stati raccolti nel 2009.
- Tra gli occupati, l’11 per cento delle donne ha un lavoro irregolare, cioè senza contratto, contro l’8,9 per cento degli uomini. Questi dati sono relativi alla media nel triennio 2010-2012.
Differenze di genere nonostante il titolo di studio
- Le disparità di genere nel reddito degli occupati con età compresa tra i 58 e i 63 anni (dunque prossimi alla pensione) sono maggiori per i laureati: in media le donne in questa categoria guadagnano il 69 per cento di quanto guadagnano gli uomini. In questa fascia di età, tra gli occupati, il 26,5 per cento delle donne è almeno laureata, contro il 21 per cento degli uomini.
- Nel nord Italia, tra gli occupati con età compresa tra i 58 e i 63 anni, le donne guadagnano in media il 79 per cento di quanto guadagnano gli uomini. Nel centro il 70 per cento, mentre nel Mezzogiorno le differenze sono minori e il reddito medio femminile è pari al 95 per cento di quello maschile.
Correzione, 12 ottobre 2015
Nella versione precedente di questo articolo era scritto “Le disparità di genere nel reddito degli occupati con età compresa tra i 58 e i 63 anni (dunque prossimi alla pensione) sono maggiori per i laureati. La differenza in questo caso è del 69 per cento”. Abbiamo cambiato la frase, la cui formulazione originale non era corretta.
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