26 luglio 2016 16:45

L’estate è una buona stagione per mettersi in pari con i libri usciti durante i mesi invernali. Romanzi, saggi, memoir, fumetti che non abbiamo avuto tempo di leggere, o che ci sono sfuggiti, e che ora si possono recuperare. Dieci titoli da tenere d’occhio.

William Finnegan, Giorni selvaggi, 66thand2nd
William Finnegan è un giornalista del New Yorker che per quasi trent’anni ha scritto di guerre civili (in Sud Sudan e in Somalia), narcotrafficanti (in Messico) e adolescenti neonazisti (nell’Antelope valley, Stati Uniti). Prima di diventare una firma illustre (e scrivere cinque libri), ha insegnato in un liceo di una zona povera e abitata dai neri a Città del Capo, in Sudafrica; ha fatto il barista e lavato pentole sulla Gold coast, in Australia; ha manovrato i freni sui treni merci della Southern Pacific; e lavorato in un distributore di benzina nella San Fernando valley. Prima, durante e dopo tutti questi lavori, in quasi tutte le fasi della sua vita, Finnegan ha fatto surf. Il surf è stata l’unica costante di una vita da giramondo. Giorni selvaggi è tanto un ricordo e uno sguardo su una vita tra le onde, quanto una resa dei conti con questo “periodo da fuggiasco”.
Ryan Bradley, Los Angeles Times

Chigozie Obioma, I pescatori, Bompiani
Senza dubbio questa storia verrà ricordata per decenni da lettori entusiasti. Costruita su una tensione continua, per cui alla fine di un climax ne comincia subito un altro, cattura il lettore e gli trasmette l’adrenalina necessaria a seguire il viaggio del signor Agwu e dei suoi ragazzi, segnati da tragedie inspiegabili. Tutto comincia quando Ikenna porta i fratelli più piccoli Boja, Obembe e Ben a pescare sul fiume Ala Omi, un fiume proibito, “fonte di storie oscure”. Saltano la scuola mentre il padre è lontano, a Yola, e a questo punto un’ombra minacciosa cala sulla storia.
Evans Ufeli Esq, ConnectNigeria

Paco Roca, La casa, Tunué
Nel fumetto La casa, tre fratelli e le loro compagne e compagni si riuniscono nella casa di famiglia dopo la morte del padre. I tre hanno deciso di venderla, ma i ricordi gli fanno cambiare idea. La bellezza di questo graphic novel su un tema così semplice risiede nel modo in cui trasforma in immagini luoghi e spazi, che sono anche emozioni: la campagna mediterranea, il pergolato, il giardino.
Valentín Vañó, El País

Zeruya Shalev, Dolore, Feltrinelli
Zeruya Shalev fa quello che sa fare meglio: racconta storie di famiglie che parlano d’amore, redenzione e delusione, ricche di forza emotiva. Invita il lettore a essere inghiottito dalla storia e alla fine gli regala un senso di purificazione. Qualcosa nella familiarità della storia con i suoi drammi, e nel modo in cui si risolve, crea intimità. Il romanzo celebra il dolore e mette in luce il suo ruolo nei rapporti affettivi.
Haaretz

Rodrigo Hasbún, Andarsene, Sur
Andarsene di Rodrigo Hasbún è un bel romanzo breve in cui si racconta, con tocco delicato e quasi in sordina, la tragica storia di una famiglia tedesca emigrata in Bolivia dopo la seconda guerra mondiale. La tragedia non deriva solo da questo lungo percorso di sradicamento da Monaco a La Paz, ma dalle vicende confuse in cui si trova a vivere questa coppia con tre figlie (Monika, Heidi e Trixi) viste attraverso tre decenni del ventesimo secolo: gli anni cinquanta, sessanta e settanta, epoca di rivoluzioni, abusi di potere e barbarie in quasi tutto il Sudamerica. Hasbún sceglie di raccontare tutto questo alternando angolazioni, punti di vista e voci.
Ernesto Calabuig, El Mundo

Annie Ernaux, L’altra figlia, L’orma editore
Quando aveva dieci anni l’autrice ha scoperto di aver avuto una sorella maggiore, morta di difterite due anni prima che lei nascesse. Come sempre, Ernaux trova la sua vena poetica nel rapporto con i suoi genitori. Il genere è quello della letteratura della perdita, della mancanza, genere che si è creduto, all’epoca di Maurice Blanchot e di Marguerite Duras, coincidesse con la letteratura stessa. Il racconto di Ernaux è di quelli che capitava di leggere più spesso nel secolo scorso. “Io non scrivo perché tu sei morta. Tu sei morta perché io potessi scrivere, e questo fa una grande diferenza”.
Eric Loret, Libération

Ta-Nehisi Coates, Tra me e il mondo, Codice editore
Per Coates, negli Stati Uniti il progresso di chi si considera bianco è stato costruito sulla violenza e sui saccheggi, sui corpi rubati dei neri. L’autore trova conferma nella storia del paese. Le persone erano ebree o gallesi prima che bianche. Gli irlandesi erano i neri del loro tempo. Il dono di essere bianco contribuiva a smorzare il conflitto di classe. Coates vuole che il figlio sappia che nel concetto di “potere del popolo” non era inclusa la sua famiglia, che la democrazia statunitense è autocelebrativa e che i bianchi perdonano la tortura, il furto e la riduzione in schiavitù sui cui è stato fondato il paese.
Darryl Pinckney, The New York Review of Books

A Yi, E adesso?, Metropoli d’Asia
La storia comincia in una piccola città cinese, dove uno studente delle scuole superiori progetta di assassinare una compagna di classe solo per sconfiggere la noia e l’indolenza. E adesso? è un’indagine psicologica su una mente malata. A dare al libro la sua energia non sono la suspense dell’inseguimento e i colpi di scena della trama, ma l’ardore pulsante di questo diciannovenne nichilista. A Yi sa offrire un ritratto completo della Cina, della povertà cupa e claustrofobica della vita rurale come della corruzione delle forze dell’ordine.
Clarissa Sebag-Montefiore, Wall Street Journal

Hans Magnus Enzensberger, Tumulto, Einaudi
L’autore, superati gli 85 anni, si volge al passato e la sua storia è strettamente intrecciata con la vita quotidiana di Berlino e con i caotici eventi politici degli anni sessanta. Più esattamente Enzensberger si rivolge, dialogando, a un suo alter ego più giovane di alcuni decenni. E questo giovane non sarebbe mai voluto diventare come il vecchio autore.
Tobias Schwartz, Der Tagesspiegel

Saleem Haddad, Ultimo giro al Guapa, Edizioni e/o
Con il suo romanzo d’esordio, Saleem Haddad si tuffa nella vita di Rasa, un ventenne gay che vive in un paese arabo senza nome e che deve fare i conti con la famiglia, le aspettative della società, l’amore, la brutalità della polizia, l’autoritarismo, la dignità, la rivoluzione, i discorsi imperialisti e l’estremismo islamico, il tutto nel giro di ventiquattro ore.
Eman Elshaikh, Muftah

Barry Miles, Io sono Burroughs, Il Saggiatore
Barry Miles conosceva Burroughs dal 1965 e ha recentemente curato una nuova versione del romanzo Il pasto nudo per Penguin modern classics. La sua biografia è un sorprendente e riuscito tentativo di mettere ordine nel glorioso e terrificante caos della lunga vita dello scrittore statunitense. Settecento pagine convincenti, che si leggono come un’avventura picaresca.
PD Smith, The Guardian

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