19 marzo 2020 14:07

Come perline su un filo esilissimo, una moltitudine di escursionisti se ne sta in coda aggrappandosi a una sola corda di sicurezza. Sono in attesa di salire verso il picco gelato della montagna più alta del mondo, l’Everest.

Gli scalatori così come le loro guide hanno già affrontato pareti di roccia, valanghe e forti venti. Ma le folle che aspettano momenti di bel tempo per fare la corsa verso la cima possono essere una minaccia altrettanto pericolosa. Gli escursionisti sgomitano e litigano e ci sono enormi ritardi che causano la cancellazione delle forniture di ossigeno. Nel 2019, 4 delle 11 morti avvenute sulla montagna durante la stagione primaverile sono state dovute a problemi legati al sovraffollamento.

“Qui è piuttosto comune”, dichiara Jeremy Tong della Jtrace, un’azienda che si occupa di trekking. L’anno scorso Tong ha dovuto fare una lunga fila per raggiungere la cima.

Scalate in forma
Il governo del Nepal aveva promesso nuovi provvedimenti per diminuire il sovraffollamento, ma ha poi stabilito una serie di nuovi requisiti per ottenere il permesso di tentare la scalata della vetta (nel frattempo il governo cinese, a causa del coronavirus, ha cancellato qualsiasi scalata del versante nord della montagna – versante che rientra nel territorio cinese – per il 2020).

Chi volesse far richiesta deve aver scalato con successo un’altra montagna nepalese alta almeno 6.500 metri (l’Everest è alto 8.848 metri). Dovrà inoltre fornire una documentazione che certifichi una forma fisica adatta a una tale sfida e avvalersi di guide esperte. Le autorità stanno inoltre prendendo in considerazione di aumentare il costo del permesso da undicimila a 35mila dollari, ma hanno annunciato che tali cambiamenti non entreranno in vigore per il 2020. Questo è dovuto ai dissidi sull’argomento all’interno del governo.

Oggi è molto meno probabile rispetto a pochi decenni fa che uno scalatore muoia sull’Everest. Ci sono squadre di salvataggio ed elicotteri pronti ad aiutare chi si trovasse in difficoltà, cosa che non vale per gli altri picchi dell’Himalaya, ma ci sono molti più scalatori rispetto a un po’ di tempo fa. Le autorità del Nepal hanno rilasciato 381 permessi per team di scalatori nel 2019, con un ben gradito rientro economico. Si può presumere che siano interessate a evitare che delle regole ancor più stringenti facciano diminuire questo flusso di denaro.

Se pure il governo proseguisse su questa strada, innalzando i costi e impedendo l’aumento del numero dei permessi rilasciati, c’è un intero indotto che dipende dall’Everest. Il Nepal è una delle regioni più povere dell’Asia. Circa la metà dei suoi trenta milioni di abitanti vive con meno di 3,2 dollari al giorno, come riferisce la Banca mondiale. Le guide rischiano le loro vite perché così hanno modo di guadagnare quasi cinquemila dollari a stagione lavorando a un’altitudine impressionante e percependo così una paga pari a sette volte un salario annuale medio. Con la cattiva pubblicità dell’anno scorso e l’imminente inasprimento delle regole, i loro guadagni potrebbero aver raggiunto il picco massimo.

(Traduzione di Maria Chiara Benini)

Questo articolo è uscito sul settimanale britannico The Economist.

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